Riapertura della scuola. Se serviranno più docenti dovranno essere reperiti molti più fondi

Ripresa delle attività didattiche a settembre. La lunga e finora vana attesa di una risposta ufficiale da parte del ministero dell’istruzione o della task force del prof. Bianchi fa quasi temere un preoccupante ‘aspettando Godot’ anche per la scuola, cioè un comunicato che non arriverà mai o che arriverà fuori tempo massimo per una possibile esaustiva applicazione.

Dopo tanti annunci che davano ormai per imminente l’ufficializzazione delle linee operative per organizzare in sicurezza il rientro, questa dovrebbe essere la settimana decisiva per l’atteso varo del comunicato, previa intesa con le Regioni e altri soggetti istituzionali.

Secondo l’assessore toscano Cristina Grieco, coordinatrice della Commissione istruzione formazione e lavoro della Conferenza delle Regioni, “siamo di fronte a un lavoro concertato, per il quale ringrazio i tecnici del ministero e delle Regioni, che porterà ad una soluzione condivisa nella riunione straordinaria della Conferenza Stato-Regioni, che il ministro Francesco Boccia ha già programmato per la prossima settimana”.

Ammesso (e non concesso) che le attese linee operative arrivino davvero in questi giorni – ricordiamoci che il primo settembre è già “domani” – è probabile che dopo una serie ipotetica di condizioni parametrali da incrociare, scuola per scuola (numerosità della classe, dimensione dell’aula, spazi alternativi, durata delle lezioni, ecc.) si rimetta all’autonomia delle istituzioni scolastiche la decisione finale della nuova organizzazione, secondo limiti o condizionamenti delle strutture da utilizzare.

Potrebbe succedere – e succederà in molti casi – che per assicurare il distanziamento (fattore attorno a cui ruota la risistemazione del servizio) i dirigenti scolastici siano costretti a sdoppiare le classi, con conseguente richiesta di personale docente aggiuntivo.

In questi casi si verrebbe a determinare l’esigenza di un organico di fatto straordinariamente ampliato, che, prima di diventare operativo, dovrebbe essere preventivamente autorizzato a causa della notevole variazione di spesa che indurrebbe sul bilancio statale. Si parla di miliardi di euro. 

Ragionevolmente tutto questo dovrebbe avvenire prima della pausa estiva. Dovrebbe…

Poiché una siffatta spesa non è prevista nemmeno nel decreto legge 34 “Rilancio”, occorrerà mettere mano ad un altro intervento finanziario straordinario per la scuola. Che non c’è e che arriverebbe fuori tempo massimo. Ma la scuola non potrà aspettare.

L’alternativa è quella che prospetta – o forse paventa – Fabio Luppino sull’Huffington Post: “l’unica soluzione possibile con così poche settimane, può essere solo quella di toccare poco o nulla e tornare alla normalità.

Sarebbe una scelta politica. Del resto è stato fatto e si sta facendo per tutto: dai bar, ai ristoranti, alle discoteche, ai musei, alle sale scommesse, ai luoghi di lavoro. Dateci una spiegazione credibile, ora”.