Renzi agli studenti: ‘Sulla scuola forse abbiamo fatto troppo. Un errore non aver ascoltato’

«Abbiamo dato una spinta fortissima al Paese, come quando si vuole mettere in moto una macchina che ha la batteria scarica. Forse abbiamo fatto troppo. Molte cose non sono andate come avremmo voluto. Ma tante altre erano sacrosante». Matteo Renzi difende quanto fatto per la scuola e per i giovani durante la sua esperienza da Presidente del Consiglio. Lo fa durante il secondo appuntamento con #MeetMillenials, il format ideato dal sito per studenti Skuola.net per avvicinare la politica ai ‘nuovi elettori’.

Durante la diretta web, il segretario del Partito Democratico lascia intendere come la strada tracciata dal suo governo sia quella giusta. Va solo aggiustata la rotta. «Finalmente però – sottolinea – si sono messi i soldi nella scuola. In passato ci si è sempre lamentati per i tagli, con la ‘Buona scuola’ abbiamo stanziato fondi nel luogo giusto, quello centrale per impostare il futuro di un Paese».

Come i 10 miliardi investiti sull’edilizia scolastica. Un settore in cui, secondo la sua visione “bisognerebbe spendere molto di più. Ma in tre anni abbiamo investito più di quanto fatto nei 30 anni precedenti. Nonostante questo non basta. Ci sono tante strutture che vanno migliorate”.

Tra i punti di forza della sua riforma, il leader dem, elenca l’ingresso del coding nella didattica e il rinnovato interesse per materie come la storia dell’arte e la musica. Tra le critiche ancora da risolvere il problema delle classi pollaio e la carenza di spazi per lo sport e l’educazione fisica.

Con una priorità su tutte: arginare la piaga dell’abbandono scolastico. “Con noi è già diminuito ma deve calare ulteriormente, per riallinearci alle medie europee. È necessario investire soprattutto al Sud, aumentando ad esempio il tempo pieno al Sud. Un ragazzo del primo ciclo che studia in Lombardia – spiega Renzi – va a scuola in media quasi un anno in più rispetto a un suo coetaneo della Sicilia. Perché il tempo pieno è nettamente superiore. Più tempo un ragazzo rimane a scuola più sarà una preziosa risorsa per la società”.

Un tema che dal segretario Pd viene collocato anche prima del diritto allo studio universitario: “Già c’è stato – dice – un allargamento delle borse di studio. Ma non sono d’accordo con chi dice ‘aboliamo del tutto le tasse’. Le agevolazioni ci vogliono ma solo per chi se lo merita. Guai a chi dice di volerle cancellare del tutto, con un colpo di bianchetto”.

Sui test d’ingresso, invece, l’ex premier si mostra contrario alla loro abolizione secca, ammettendo che – qualora si cambiasse – si dovrà cercare una soluzione condivisa, facendo mea culpa sul passato: Ci sono delle facoltà in cui il numero chiuso è necessario. Si può discutere lo strumento ma il principio che serva un filtro è indiscutibile. Un’eventuale riforma, però deve essere il più condivisa possibile. Il tema però esiste. Bisogna, ad esempio, semplificare la facoltà di Medicina: non si può arrivare a 32-33 anni nelle condizioni in cui versano attualmente gli specializzandi. Bisogna farlo, ma stavolta facendo tesoro della mancanza di condivisione che abbiamo avuto sulla riforma della scuola”.

Sull’alternanza scuola lavoro, uno dei punti della ‘Buona Scuola’ maggiormente voluti da Renzi: “Anche qui, va migliorata ma è indubbio che sia un passo in avanti. Funziona in Germania, in Austria, in Alto Adige. Perché non dovrebbe funzionare in Italia? Ci sono delle esperienze di alto spessore anche da noi. Quando introduci un’innovazione hai delle esperienze bellissime. Ma, al tempo stesso, puoi trovare dei racconti devastanti. Anche nella stessa scuola. Persino nella stessa classe. Se fatta bene è una cosa che aiuta, se deve essere una perdita di tempo non va bene. Ma questo non può mettere in discussione l’alternanza nel suo complesso”.

Un vanto particolare del suo Governo? Il bonus cultura: “Rivendico la card 18enni perché quando vedo un ragazzo che entra in libreria e acquista un libro, di qualsiasi genere, per me è una cosa meravigliosa. Un Paese che educa alla cultura è un Paese più ricco. Il 59% degli italiani dice di non aver letto un libro in dodici mesi e questa cosa è inaccettabile”. E a chi gli dice che, quei fondi, potevano essere spostati sul diritto allo studio Renzi non ha dubbi: “Non si deve fare una scelta. Vanno fatte tutte e due le cose”.

Oltre allo studio tradizionale, però, per il segretario ‘democratico’ vorrebbe che la scuola del futuro puntasse anche sull’educazione all’intelligenza critica: “Per non essere quelli che si bevono di tutto. Noi, a tal proposito, facciamo un report sulle fake news. Perché approfondire aiuta in tutte le dimensioni della vita: affettiva, sociale, civile, politica. Bisogna educare le persone ad essere cittadini”.

E, a chi gli chiede perché in questa campagna elettorale si sta parlando poco dei ragazzi, in parte deve dare ragione: “Si parla di poche cose concrete in generale. A me piacerebbe discutere delle cose fatte e di quelle da fare. Un peccato, perché i giovani sono più furbi di quello che molti pensano”. E chiama in causa anche il sistema dell’informazione: “I grandi media faticano a farci entrare nel merito dei problemi. Sulla scuola, ad esempio, tutti hanno giudicato la ‘Buona scuola’ ma non si è parlato di edilizia scolastica, di alternanza scuola lavoro e di tante altre cose”.

Un Renzi che ne approfitta per dare un messaggio di speranza alle nuove generazioni: “Io sono la dimostrazione concreta che in Italia tutto è possibile, ciascuno può raggiungere il proprio sogno. Che si può anche diventare Presidente del Consiglio partendo da zero. Non è vero che non c’è meritocrazia in senso assoluto. Nonostante a scuola non fosse proprio il massimo, come dice lui stesso: “Ho mai copiato? Certo, sul mio vocabolario di latino c’era segnato di tutto”. E che la sua uscita dall’università sia stata piuttosto traumatica:Sono stato uno dei pochiracconta ironicamentea prendere 109 come voto di laurea perché mi sono messo a litigare durante la discussione della tesi”.