Rapporto Stato e Regioni: strumento per incoraggiare la partecipazione dei cittadini

La posta in gioco è alta perché l’articolo 117 della Costituzione con l’inversione del criterio di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni, obbliga il legislatore statale, il Parlamento e il Governo, a ripensare l’ambito e l’esercizio della propria funzione legislativa.
Il processo di attuazione del Titolo V promosso dal ministro Fioroni e dalle Regioni può sortire effetti concreti e benefici per il sistema educativo nella misura in cui ambisce, anche in una prospettiva di medio e lungo periodo, a definire un assetto stabile delle funzioni e delle competenze per ciascun livello di governo, perseguendo la razionalizzazione istituzionale ed amministrativa.
Da qui l’esigenza di impostare l’allocazione delle competenze e delle risorse su “principi di sussidiarietà, differenziazione ed efficienza… su una rigorosa eliminazione di duplicazioni, sulla piena assunzione di responsabilità di ciascuno dei livelli di governo nell’esercizio delle competenze attribuite“.
L’attuazione del federalismo scolastico deve produrre nuove politiche, soluzioni più efficaci ai problemi del territorio rispetto a quelle che nel contesto odierno può essere capace di mettere in campo il centralismo statale, ridare senso alla partecipazione, ridare voglia di impegno istituzionale scolastico, ai ragazzi e alle ragazze. Poteri e capacità nuove per perseguirli efficacemente.
Da qui la necessità di una proposta politica e culturale volta a cambiare l’organizzazione dello Stato, ad attrezzare il sistema delle Autonomie e delle Regioni ad interpretare fino in fondo un ruolo decisamente nuovo.
Come si legge nel documento approvato lo scorso 12 luglio dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome il “nuovo quadro richiede il superamento di una visione parziale e limitata dell’esercizio dei compiti istituzionali di ciascun soggetto e soprattutto impone l’attivazione di strumenti di cooperazione e di coordinamento per facilitare e semplificare il rapporto tra le istituzioni. Occorre promuovere una nuova cultura fondata sulla leale collaborazione e sul dialogo interistituzionale“.