Rapporto Draghi/1. Ultima chance per l’Europa. Sintesi del documento
La scorsa settimana è stata dominata da due eventi: la presentazione dell’atteso rapporto Draghi sulla competitività europea e il confronto televisivo tra i due candidati alla presidenza degli USA, Donald Trump e Kamala Harris. Due eventi di assoluta rilevanza geopolitica perché relativi il primo al destino dell’Europa, al bivio tra rilancio e declino, il secondo alla guida del Paese più potente del mondo dal punto di vista economico e militare, ancora una volta al crocevia tra l’isolazionismo dell’America first di Trump e l’internazionalismo della Harris.
La differenza tra i due scenari è fondamentale: gli USA, comunque vadano le elezioni, resteranno protagonisti sul palcoscenico mondiale. L’Europa, a seconda delle scelte (o non scelte) che farà, potrà competere con le altre superpotenze planetarie (USA, Cina, Russia, presto India) oppure declinare perdendo i vantaggi di cui ha complessivamente goduto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e che le hanno consentito di preservare alcuni valori fondamentali, identificati da Draghi nell’introduzione al suo Rapporto in “prosperità, equità, libertà, pace e democrazia in un ambiente sostenibile”. L’Unione Europea deve poter garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se fallirà in questo compito però “l’Europa avrà perso la sua ragione d’essere”. Ma “l’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale”. La produttività, sottolinea, “è una sfida esistenziale per l’UE”, ma per diventare più produttiva l’Europa deve “cambiare radicalmente” e fare uno sforzo straordinario (dell’ordine di 800 miliardi all’anno) attraverso “strumenti di debito comune, da utilizzare per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza” europea.
Il principale di questi progetti di investimento è quello che riguarda il miglioramento delle competenze (skills) degli addetti alla produzione di beni e servizi in tutti gli Stati che compongono l’Unione Europea. Un compito comune che spetta prima di tutto ai sistemi scolastici e della ricerca europei e alle loro sinergie. Saprà l’Europa essere all’altezza di questa sfida che Draghi definisce giustamente “esistenziale”?
Abbiamo letto e sintetizzato per i lettori di Tuttoscuola cosa dice il Rapporto sull’istruzione, che avanza alcune proposte molto decise, tra cui quella che “gli insegnanti dovrebbero ricevere stipendi e benefit competitivi che riflettano il valore del loro lavoro e delle loro qualifiche. Una giusta retribuzione può aiutare ad attrarre e trattenere individui di talento nella professione di insegnante”.
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