Questioni contrattuali aperte dal decreto di riforma/1: il tempo per il coordinamento

Da quel che è trapelato dagli incontri tra funzionari del ministero e sindacati nei tavoli tecnici sulla circolare di applicazione del decreto e sugli organici del personale, sembra che siano numerose le questioni di natura contrattuale che dovranno essere trattate quanto prima, visto che i provvedimenti di attuazione della riforma le hanno necessariamente accantonate.
La prossima tornata contrattuale del secondo biennio 2004-2005 potrebbe, quindi, essere l’occasione per affrontare le diverse questioni aperte dal primo decreto legislativo di riforma.
A cominciare, ad esempio, dai riconoscimenti giuridici e/o economici a favore dei docenti incaricati della funzione tutoriale e anche, pur in quantità minore, per gli altri docenti.
Per svolgere le funzioni, i docenti tutor hanno bisogno di tempo sia per il coordinamento dell’équipe dei docenti del gruppo classe, sia per le attività di orientamento, assistenza e valutazione degli alunni, rapporti con le famiglie e il territorio.
Relativamente al tempo necessario per il coordinamento, è bene precisare che, se vi è un docente che coordina gli altri (e che ha pertanto bisogno di tempo per questo compito), vi sono anche i docenti da coordinare (che hanno quindi necessità di un tempo di servizio per essere coordinati).
Il tempo per il lavoro in comune nella scuola primaria è già quantificato per contratto in due ore settimanali per tutti i docenti (tutor compreso, quindi), ma nella scuola secondaria di I grado una simile quota oraria di servizio non esiste, se non per effetto, del tutto casuale, delle ore di disponibilità di cattedra di qualche docente.
E questo è un primo problema contrattuale non di poco conto, perché, se si dovesse ritagliare nella scuola secondaria di I grado una quota dall’orario di servizio di tutti i docenti da destinare alle attività di coordinamento e di programmazione settimanale (due ore come nella scuola primaria), bisognerebbe rimpiazzare quelle ore di insegnamento mancanti (stimabili tra le 300 mila e le 350 mila) con nuove assunzioni per complessive 16/19 mila docenti, ad un costo dell’ordine di 500 milioni di euro l’anno (più o meno, per dare un riferimento, l’intera manovra per la scuola nell’ultima Finanziaria).