Quei 200.000 posti di troppo…

In Italia tra il 2004 e il 2014 almeno 303.000 insegnanti usciranno dalla scuola per limiti di età, ma forse si arriverà a 350.000 considerando i pensionamenti anticipati, le dimissioni ecc.
Secondo Thomas Alexander, uno dei maggiori esperti mondiali di istruzione, si tratta di un’irripetibile occasione per il nostro Paese di effettuare una drastica potatura degli organici, e riportarsi nella media europea del rapporto docenti/allievi. Non occorre licenziare nessuno: basterebbe non rimpiazzare il 20% degli attuali posti nei 10 anni in cui si verificherà l’esodo. Così si potrebbe pagare meglio quelli che restano in servizio, e aprire loro vere prospettive di carriera.
Alexander, già a lungo responsabile del settore presso l’OCSE, ha sostenuto questa tesi giovedì scorso alla presentazione di “Quali insegnanti per la scuola dell’autonomia?”, il Quaderno n. 4 di Treellle, l’associazione fondata dall’ex responsabile scuola di Confindustria, Attilio Oliva. Ad ascoltare c’erano il ministro Moratti, il responsabile scuola dei DS Andrea Ranieri, il ragioniere generale dello Stato Grilli e praticamente tutta l’alta dirigenza del MIUR.
La carriera degli insegnanti, che in prospettiva dovrebbero essere direttamente reclutati dalle scuole, si articolerebbe su tre diversi livelli: insegnanti “ordinari” (nel significato anglosassone di “normali”), insegnanti “esperti”, e insegnanti “eccellenti” (il 20% del totale, come a suo tempo proposto da Berlinguer ai tempi del “concorsone”), pagati il 50% in più. Ai livelli superiori si accederebbe su base volontaria e con una articolata procedura di valutazione, che Treellle propone di attivare intanto in via sperimentale.
Solo così il lavoro del docente potrebbe diventare più “attraente” e più competitivo agli occhi di un giovane rispetto ad altre professioni: altri Paesi stanno già ora affrontando un problema che tra qualche anno potrebbe interessare anche l’Italia: la carenza strutturale di insegnanti, dovuta alla scarsa “attrattività” della professione dal punto di vista del prestigio sociale, della retribuzione e delle prospettive di carriera.