Studenti stressati dalla scuola: 5 consigli per gli insegnanti

In Italia, secondo una recente ricerca, il 56% degli studenti dichiara di sentirsi nervoso quando si prepara per un test, il 70% racconta di essere molto in ansia per le verifiche anche se si è preparato adeguatamente e l’85% ha paura di prendere brutti voti. I numeri parlano chiaro: i nostri ragazzi soffrono d’ansia se si parla di scuola, lo dicono i dati riportati dall’indice sintetico dell’ansia scolastica sviluppato qualche tempo fa dall’OCSE. 

Nell’indagine i ragazzi parlano di blocchi emotivi, mal di testa, mal di pancia, tachicardia, tremori, nodi alla gola, perché sperimentano alti livelli di preoccupazione e di stress legati soprattutto al rendimento scolastico. Nello specifico, temono maggiormente le interrogazioni.

Spesso, inoltre, secondo i risultati PISA, i livelli di ansia degli studenti sono dovuti al comportamento e alla comunicazione adottata dai loro insegnanti: stando ai dati, sembrerebbe che i ragazzi siano meno ansiosi quando i docenti adattano il contenuto delle lezioni ai bisogni e alle conoscenze della classe e si dimostrano disponibili ad aiutare gli alunni individualmente in situazioni di difficoltà. Al contrario, relazioni insoddisfacenti tra docenti e studenti minano l’autostima e conducono a grandi stati d’ansia.

Save The Children aveva suggerito in una ricerca alcuni spunti che possono essere utili agli insegnanti per incoraggiare una comunicazione efficace, promuovendo la percezione degli studenti di essere sostenuti e non giudicati. Li riportiamo di seguito.

1. Messaggi in prima persona per comunicare i propri sentimenti 

Si tratta di una tecnica che permette ai ragazzi di entrare in contatto con i vissuti personali dell’insegnante. Lo studente sentirà che il docente sta comunicando il suo stato d’animo con autenticità e non assumerà un atteggiamento di difesa.

2. Nessun giudizio, ma accettazione del pensiero altrui

Non è necessario che le idee di chi parla e di chi ascolta siano convergenti e non è opportuno fare dei tentativi perché vengano modificate. Ciò che conta è dare dignità a ogni verità, anche la più soggettiva

3. L’utilizzo di tecniche di rispecchiamento empatico

Consistono in una serie ampia di interventi che non interpretano le parole dette dall’altro, ma come veri e propri specchi, riflettono quanto detto senza modificarne la costruzione del discorso o il contenuto emotivo espresso. Ad esempio “mi stai dicendo che…”, “se ho ben capito ti sei sentito/a…”, utilizzando poi le stesse parole dell’interlocutore

4. Uso di segnali di contatto

Questi segnali sono fatti per lo più di sguardi benevoli, sorrisi, cenni di assenso con il capo o con il viso. Sono importanti poiché indicano una presenza incoraggiante e rassicurante, specialmente nei momenti di esitazione e incertezza, senza entrare nel merito dei contenuti della comunicazione.

5. Concedersi un tempo relazionale

Dedicare i primi minuti della giornata alle confidenze degli studenti, uno spazio dove ciascuno può esprimere i suoi vissuti per creare un clima positivo, di fiducia, dove sentirsi accolti e valorizzati.

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