Quanto incide la dispersione sul PIL?

Comprendere l’impatto sociale della dispersione scolastica in Italia, quantificarne l’incidenza sul Pil italiano e scoprire il valore delle azioni messe in campo dal terzo settore per contrastarla. Questo l’obiettivo della prima “Ricerca nazionale sulla dispersione” che verrà realizzata da Intervita Onlus insieme all’Associazione Bruno Trentin di Cgil e Fondazione Giovanni Agnelli, lanciata oggi durante una conferenza stampa tenutasi in Senato a Roma.

La ricerca partirà dal prossimo novembre 2013 per terminare nel mese di settembre 2014. I risultati sono attesi per la fine del prossimo anno.

La ricerca ha come aree di riferimento quelle metropolitane di Milano, Roma, Napoli e Palermo. Il fine è identificare la tipologia e il numero dei ragazzi che abbandono i banchi di scuola, valutare i tipi d’intervento e la loro efficacia.

Al lavoro sulla ricerca un comitato scientifico presieduto dal direttore scientifico Daniele Checchi, economista dell’Università di Milano, con la presenza di rappresentanti della Fondazione Agnelli, dell’associazione Bruno Trentin, di Csvnet, di Welfare Italia Cgm, della Fondazione della sussidiarietà, dell’ufficio del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e del Miur.

L’idea di una ricerca nazionale nasce nell’ambito del lavoro svolto da Intervita Onlus con un network nazionale contro l’abbandono, “Frequenza200” (questo il nome del progetto come il numero di giorni di lezione obbligatori), attivo dal 2012 in tre regioni italiane (Lombardia, Campania e Sicilia).

Ad oggi il progetto, triennale, ha coinvolto 2.500 ragazzi nelle città di Milano, Napoli e Palermo, altrettante famiglie, 800 insegnanti, 600 mamme e 100 operatori informali e “prevede l’attività di un centro diurno operativo 5 pomeriggi alla settimana con attività educative condivise con le istituzioni del territorio“, come informa Intervita Onlus.

La dispersione scolastica in Italia ha “dimensioni allarmanti“: circa 2 ragazzi su 10 non tornano sui banchi di scuola o lo fanno in modo tanto precario da abbandonare prematuramente ogni possibilità di successo formativo. Un fenomeno che, secondo Intervita, coinvolge quasi 700 mila ragazzi tra i 10 e i 16 anni ogni anno e che, con il 17,6 per cento di ragazzi che abbandonano gli studi, fa finire l’Italia in fondo alla classifica europea.