La catastrofe dei NEET nel Mezzogiorno: quasi un giovane su 3 è fuori dai giochi

Nel Rapporto annuale 2023 dell’Istat c’è un altro capitolo critico, quello riservato ai Neet.

I giovani rappresentano la risorsa chiave per progettare il futuro e per la crescita del Paese – esordisce così il Rapporto.Per questo è particolarmente preoccupante la quota prossima al 20 per cento di giovani tra i 15 e i 29 anni che in Italia, nel 2022 non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione (Neet, dall’acronimo inglese di Not in employment, education or training). Si tratta di quasi 1,7 milioni di ragazzi e ragazze.

Nel confronto con l’Europa dei 27 viene la nota dolente: “Il tasso italiano di Neet è di oltre 7 punti percentuali superiore a quello medio europeo (11,7 per cento) e, nell’Ue27, secondo solo alla Romania”.

Le ultime rilevazioni evidenziano una lieve riduzione del fenomeno che, comunque, resta tuttora a livelli critici; fenomeno che interessa maggiormente le ragazze (20,5 per cento) rispetto ai coetanei maschi (17,7 per cento).

Gli stranieri presentano un tasso (28,8 per cento) superiore a quello degli italiani 15-29enni di quasi 11 punti percentuali, e questa distanza raddoppia nel caso delle ragazze straniere (37,9 contro 18,5 per cento).

Un grafico di fonte Eurostat che presenta la situazione NEET nelle regioni italiane mette in evidenza una situazione clamorosa che vede tutte le regioni meridionali, con la sola esclusione dell’Abruzzo, con percentuali sopra la media nazionale del 18,5%.

La Sicilia è al 33%, seguita dalla Campania al 29% e dalla Calabria al 27,5%.

Con percentuali di valore diametralmente opposto il grafico presenta il Trentino-Alto Adige al 10%, preceduto dall’Emilia Romagna al 12%, dal Veneto e dalle Marche al 13% e dal Friuli VG e Lombardia al 14%.

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