Quando finirà il silenzio delle Regioni?/3

Una cosa è tuttavia sicura: una scelta non è equivalente all’altra sia sul piano delle motivazioni sia su quello dei risultati. Sarebbe perciò interessante che le Regioni, e anche i sindacati cominciassero a dire come la pensano su queste scelte da cui dipende il destino di un paese che, come denunciano molti segnali di politica economica, rischia il declino. Per questo è necessario non guardare soltanto a Roma, ma sempre di più e meglio e in profondità ai capoluoghi di regione e alle politiche formative che stanno maturando in queste sedi.
Quali segnali giungono dalle trattative per la formazione delle nuove giunte regionali? Segnali contraddittori. In molte regioni, come si è fatto alla Provincia di Milano e di Roma, si procederebbe nella direzione di distinguere gli assessorati all’istruzione e all’edilizia scolastica da quelli alla formazione professionale che andrebbero legati al lavoro. Una configurazione istituzionale che sembrerebbe quasi consideri un conto la scuola, di serie A, un altro la formazione professionale, di serie B; in questa concezione la prima sarebbe al servizio della persona e del cittadino, la seconda invece al servizio del lavoro o dei drop out. Come finirà? Lo vedremo nei prossimi giorni.