Quando finirà il silenzio delle Regioni?/2

La palla per decidere se un istituto professionale potrà avere percorsi liceali o un liceo potrà attivare anche percorsi di istruzione tecnica e professionale passerebbe quindi integralmente dalle mani del ministero a quelle delle Regioni e delle scuole. Il ministero istituirebbe soltanto sul piano ordinamentale, garantendo le relative risorse, i percorsi liceali richiesti e autorizzati dalle Regioni. Le polemiche così vive nelle scuole fino al gennaio scorso relative al ‘dove finiremo: allo Stato o alle Regioni?’ dovrebbero ridursi.
Una rivoluzione che si sta facendo purtroppo al buio, e senza un vero dibattito pubblico. Le Regioni infatti, dopo aver strappato questo enorme potere, continuano a tacere, complice il mancato insediamento dei presidenti usciti vincitori dalla recente competizione elettorale: su quali linee intendono portare la loro azione nelle prossime Conferenze Unificate? Su quella di tener distinti, come adesso, licei, istituti tecnici, istituti professionali e formazione professionale o su quella prevista dalla riforma che parla di un unico sistema educativo internamente articolato in percorsi liceali e percorsi di istruzione e formazione professionale di durata ‘almeno’ quadriennale? Sull’idea dei poli della Confindustria (lasciare la situazione come è adesso, ma limitarsi ad aggregare ai licei tecnologici ed economici anche percorsi di istruzione e formazione professionale tecnologica ed economica) o su quella del campus (in nome della pari dignità culturale e formativa dei percorsi del secondo ciclo, come è spiegato in un corposo inserto della rivista Scuola e didattica n. 16 del 1 maggio 2005, ristrutturare unitariamente l’intera offerta formativa liceale e di istruzione e formazione professionale dai 14 ai 23 anni in reti di scuole, con una massa critica istituzionale di tutto rispetto, quasi come le università, che consentirebbe molte economie di gestione e di organizzazione sia per i locali sia per il personale)?