Qual è la vera emergenza educativa nazionale?/2

360.000 matricole universitarie contro 10.000 ragazzi che frequentano la formazione professionale postsecondaria; 40.000 iscritti a Giurisprudenza e 23.000 a Scienze della comunicazione contro 7.000 a Ingegneria (dato relativo a Roma ma che si ripete in proporzione in tutte le sedi universitarie); le matricole delle discipline scientifiche che sono 28.907 nel 1986-1987, 7.106 nel 99-2000 e circa 5.000 nel 2003-2004; solo un terzo dei laureati svolge un lavoro per il quale serve una laurea, in compenso le aziende non trovano professionalità alte che in tutti i Paesi Ocse sono acquisite nella formazione professionale superiore non universitaria (nei Paesi Ocse, infatti, il 40% dei giovani in formazione è in università mentre il restante 60% è nella formazione professionale superiore politecnica). Nel 2001 abbiamo depositato meno brevetti che nel 1991, mentre paesi come Finlandia e Svezia o Germania li hanno raddoppiati. La grande impresa in poco meno di vent’anni è scomparsa e ci ritroviamo con una piccola impresa (95,2% delle imprese esistenti, tutte con meno di 10 addetti e con una media di 3,7) che non riesce a fare rete per scommettere su innovazione e ricerca.
Può bastare?