Istituto tecnico superiore (ITS): laboratorio di innovazione della formazione terziaria non accademica

Di Renato Di Nubila*

Come in Germania con il sistema duale e  le  Fachhochschulen (con 800 mila iscritti); in Francia con gli IUT, Instituts universitaires de Technologie; in Svizzera con le  SUP, Scuole Universitarie Professionali, anche in Italia vorremmo puntare ad avere una formazione terziaria professionalizzante con l’ITS: Istituto Tecnico Superiore. In verità già alcune Regioni lo stanno sperimentando, con lusinghieri risultati e con l’80-90% di corsisti occupati. Se ne avverte l’esigenza alla luce dei nuovi problemi  in questi tempi di cambiamenti: disoccupazione giovanile, drop out e abbandoni, i Neet (più di 2 milioni), fughe di cervelli, deficit di esperienze, imprese in difficoltà per reperire competenze tecniche e soft skill adatte all’innovazione in corso. Il tutto per la riqualificazione dei diplomati e di quei laureati che vogliono aggiornare la loro formazione. Si tratta allora di contrastare le resistenze di una cultura diffusa che in passato ripeteva: ”Se non studi, vai a lavorare! ”. Oggi, invece, occorre studiare per poter lavorare, con una formazione funzionale anche ai propri desideri professionali e al proprio benessere personale nello spirito dell’AGENDA 2030.

Ci riferiamo, appunto,  alla novità degli Istituti Tecnici Superiori varati nel 2019 (legge n.40/2007) per una una saggia valorizzazione della “cultura della professione”. Così, senza rinnegare il valore della formazione generale, si vuole allargare lo spazio dell’”imparare facendo”, con la soddisfazione di fare qualcosa di utile per  gli altri e di appagante per sé. Come dire che si va verso un complesso ecosistema di apprendimento che considera visione, ambiente e capacità umane, a livello locale, nazionale e globale, come recentemente ha indicato l’ADI (Associazione dei Dirigenti e Docenti). Un ecosistema di apprendimento che potrebbe essere formato da tre grandi pilastri: i Licei – l’Istruzione tecnica – la formazione con l’Istruzione professionale. I relativi diplomi sarebbero tutti abilitati a proseguire all’Università o alla Formazione terziaria non accademica  da conseguire, appunto, nell’ITS (Istituto Tecnico Superiore).  Questi livelli di scuola secondaria di 2°grado   possono dare diritto a iscriversi agli ITS o all’Università. Si tratta di una vera sfida innovativa. Allora sarà possibile prevedere le fasi costitutive degli ITS, sul modello di realtà italiane già ben avviate in molte Regioni: una Fondazione di alleanze pubbliche e private che segue con rigore l’evoluzione di questa innovazione. La Fondazione affida l’ITS ad un’Academy che gestisce con grande autonomia le attività didattiche e amministrative, cura la nomina di docenti e di testimonials aziendali; organizza i laboratori, i tirocini, i seminari di cultura professionale, i rapporti con le Università, ma anche il monitoraggio, le verifiche e la valutazione annuale.

La fisionomia dell’ITS è segnata, quindi, dalle seguenti caratteristiche peculiari: un percorso molto operativo, con formazione di competenze on the job; con lungo tirocinio e con laboratori (800 ore), per un’attiva partecipazione al lavoro e ai progetti aziendali; con il 50-60% di esperti e testimonials del mondo del lavoro; con metodologie didattiche peculiari; un impianto dichiaratamente tecnico, per alta specializzazione in co-progettazione dei piani formativi con le aziende. In pratica, gli ITS seguono nuovi modelli organizzativi, superando il modello di didattica disciplinare per una modalità di didattica transdisciplinare, per competenze e per saperi sistemici. Inoltre la sua organizzazione è segnata  da tempi formativi brevi di 2000 ore: 1200 ore in aula; 800 ore in tirocinio e laboratori.

A titolo solo esemplificativo, ecco alcune aree tecnologiche considerate strategiche da molte Regioni italiane e dai Paesi Europei: Efficienza energetica; Mobilità sostenibile; Nuove tecnologie della vita; Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, Made in Italy; Turismo e Beni culturali; ITC e Comunicazione; Moda; Calzature; Oreficeria; Occhialeria; Agroalimentare; Meccatronica; Costruzioni; Arredamento; Social Marketing…

 

*Università di Padova          

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