Posti di sostegno vacanti? La foglia di fico della specializzazione mancante

Nonostante l’immissione in ruolo di 13.329 nuovi docenti di sostegno, l’anno scolastico comincerà con circa 50 mila posti vacanti, a causa – come dal Miur avrebbero fatto intendere ai giornalisti – della mancanza di insegnanti specializzati.

È vero che in qualche provincia mancano docenti di sostegno specializzati, ma quel buco di 50 mila posti senza titolare (in effetti sono almeno 60 mila) ha ben altra causa: con la specializzazione non ha nulla a che fare.

Quei posti di sostegno sono, infatti, in deroga rispetto all’organico di diritto su cui possono essere nominati insegnanti di ruolo. In quanto tali (in deroga ai posti stabili) sono confermati di fatto di anno in anno fino al 30 giugno e, proprio per la loro natura provvisoria, sono assegnabili soltanto a docenti di sostegno non di ruolo con contratto a tempo determinato.

Pertanto risultano ogni anno vacanti, in quanto non possono essere assegnati a docenti di ruolo.

Lo prevede la legge e lo vuole il ministero dell’economia che con questo sistema legale della deroga, che esclude il pagamento degli stipendi estivi a questi supplenti, può risparmiare oltre 300 milioni di euro all’anno e congelare ulteriori costi per gli sviluppi di carriera.

Nel 2017-18 i posti di sostegno attivati sono stati 154.432 di cui 100.071 stabili in organico di diritto e 54.361 in deroga. Nel nuovo anno 2018-19 il numero dei 100 mila posti in organico di diritto non varierà (per legge) nemmeno di un’unità, mentre quello dei posti in deroga sforerà ampiamente quota 60 mila unità, ben oltre un terzo del totale.

La vera emergenza dei posti di sostegno per gli alunni con disabilità non è, dunque, la specializzazione del personale docente, bensì la stabilizzazione dell’organico, vera condizione per cercare anche di tutelare la continuità didattica che, a causa della provvisorietà dei posti in deroga, viene azzerata ogni anno. Compreso quello che sta per iniziare.