PNRR, una sfida per la scuola italiana

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La vera novità rispetto al passato è la notevole consistenza delle risorse finanziarie messe a disposizione del MI dal PNRR per la realizzazione degli obiettivi enunciati e delle relative azioni (dal tempo pieno al potenziamento degli ITS al contrasto dell’abbandono scolastico): 16,7 miliardi di euro, tra risorse già stanziate (3 miliardi), nuove (12,4 miliardi) e i fondi del React EU (1,3 miliardi). Si tratta in tutto di 2,8 miliardi di euro all’anno per un settore che oggi ne assorbe circa 60 all’anno: un’incidenza del 4,6%. Al sistema formativo potrebbero arrivare altri fondi attraverso i capitoli dedicati all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici e alla digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione. Un’iniezione di risorse che non giustifica sogni pindarici ma che se (a nostro avviso, solo se) inserita in una visione strategica sul modello educativo da adottare, e accompagnata dalla volontà e dal coraggio di cambiare paradigma, può dare quella spinta in grado di smuovere la strutturale inerzia del mastodontico sistema.

La sfida, per il Ministero e per la scuola italiana, sarà quindi quella di dimostrare di saper utilizzare le ingenti risorse in modo efficiente ed efficace. Impresa non facile. Che riuscirebbe certamente meglio se si decidesse (come non si fa nel PNRR) di selezionare le migliori scuole del paese, statali ma non solo, e replicarle sul territorio sulla base delle esigenze locali (perché ogni realtà è diversa) attivando un processo di disseminazione di esperienze di eccellenza. Invece di tante “riforme” e politiche troppe volte inconcludenti. Come si spiega meglio nella successiva notizia.