Per salvare il posto i docenti si convertono al tempo pieno

Sull’esperienza di tempo pieno nella scuola primaria vi sono alcuni elementi consolidati:

  • nelle regioni meridionali e insulari il tempo pieno non ha attecchito a causa dell’indifferenza dei comuni e delle resistenze degli insegnanti;
  • la domanda delle famiglie, dove vi sono scuole a tempo pieno, è in continuo aumento e provoca il contestuale incremento dell’offerta di servizio (trasformazione di nuove classi a t.p.);
  • quando la domanda di tempo pieno delle famiglie è forte e reale, la percentuale di alunni a tempo pieno è più alta della percentuale delle classi a tempo pieno;
  • quando la domanda di tempo pieno delle famiglie è forte, il numero medio di alunni è più alto nelle classi a tempo pieno che nelle classi a orario normale.

Tenendo conto di questi parametri che caratterizzano il tempo pieno nella scuola primaria, si può dare una lettura più qualitativa sull’aumento di questo modello organizzativo registrato per il 2009-10, che ha sfiorato l’incremento di 50 mila alunni e di circa 2.200 classi a tempo pieno.

Il boom c’è stato soprattutto nelle prime classi non vincolate, a differenza delle classi successive, a confermare i modelli organizzativi precedenti: dei 49.837 alunni che per la prima volta si sono avvalsi del tempo pieno, 33.180 (il 66,6%, cioè due su tre) sono iscritti nelle classi del primo anno; delle 2.176 nuove classi istituite a tempo pieno, ben 1.493 (68,6%) sono del primo anno.

Se si va a vedere dove vi è stato l’aumento, si scopre che nelle regioni settentrionali e centrali la percentuale di nuovi iscritti e quella di nuove classi a t.p. è la metà di quelle delle regioni meridionali e insulari. Per il primo anno di corso le percentuali di incremento al Nord e al Centro oscillano tra il 12% e il 18%, mentre nelle Isole sono rispettivamente del 179% (incremento iscritti t.p.) e del 161,6% (classi) e nelle regioni del Sud sono del 57,4% (alunni) e del 40,4% (classi).

Se per il Sud e per le Isole si confrontano, anche per le prime classi come in quelle successive, le percentuali degli alunni a tempo pieno e quella delle rispettive classi, si riscontra che le seconde sono maggiori delle prime, a riprova che vi è una domanda debole delle famiglie a fronte di una offerta forte della scuola. Il che significa che è stata più la scuola (piuttosto che le famiglie) a volere il tempo pieno. I docenti si sono convertiti al tempo pieno – sembrerebbe – per salvare i posti.

Una riprova di ciò viene anche dal confronto del numero medio di alunni per classe: nel tempo pieno è inferiore al numero medio di alunni delle classi a tempo normale.