Orientamento scolastico: cos’è la didattica orientativa

di Gabriella Burba*

Il termine didattica orientativa si è ormai diffuso nel linguaggio scolastico, senza implicare però né una precisa acquisizione di approcci e metodi, né, a maggior ragione, una loro traduzione nella pratica didattica. Sopravvive ancora lo stereotipo che “insegnando bene si orienta”, succede perciò che percentuali elevate di insegnanti dichiarino di utilizzare normalmente la didattica orientativa, come risulta da alcune ricerche. In realtà, una buona didattica, se vuole essere davvero orientante, deve prevedere una precisa intenzionalità e una metodologia per promuovere in ogni studente le competenze orientative di base, cioè “un insieme di caratteristiche, abilità, atteggiamenti e motivazioni personali che sono necessari al soggetto per gestire con consapevolezza ed efficacia la propria esperienza formativa e lavorativa, superando positivamente i momenti di snodo” (Pombeni, 2001).

I due pilastri della didattica orientativa, che richiedono formazione e riflessione sull’esperienza da parte degli insegnanti, sono: l’analisi epistemica disciplinare, volta all’individuazione dei nuclei fondanti e l’adozione di metodi laboratoriali per attivare motivazione, autonomia e apprendimento attivo degli studenti. Lo sfondo integratore è quello della didattica per competenze: traguardi e metodi sono infatti analoghi tanto che le competenze di cittadinanza costituiscono al contempo le competenze orientative di base. L’approccio orientante viene così a connotare sia la progettazione disciplinare del docente sia la collaborazione nel Consiglio di classe per elaborare percorsi interdisciplinari. In entrambi i casi è importante esplicitare agli studenti finalità, metodi, traguardi delle attività proposte per renderli protagonisti consapevoli del percorso di apprendimento orientante. Con riguardo all’epistemologia e ai contenuti formativi delle singole discipline, una specifica metodica è il Problem Solving per l’Orientamento Formativo Disciplinare (PSOF), che prevede fasi alterne di lavoro individuale e di piccolo gruppo nella ricerca di soluzioni a un problema aperto, posto in forma di gioco e sfida. Significativa, in proposito, la relazione di una docente di diritto, che riteneva i suoi studenti incapaci di affrontare il problema: “Dopo aver ascoltato la presentazione con attenzione e curiosità, tutti gli allievi hanno affrontato la fase individuale con molta concentrazione. Per un’ora ha regnato il silenzio, nessuno ha chiesto chiarimenti, non si sono parlati tra loro (già questa è stata una sorpresa). Analizzando i loro lavori, ho notato che, da soli e senza rendersene conto, avevano elencato i nuclei fondanti. Di solito in classe avevano sempre evidenziato una pigrizia e una continua ricerca di mediazione dell’insegnante nella comprensione del lessico specifico. I ragazzi si sono stupiti di essere stati in grado di affrontare il lavoro da soli, sono apparsi motivati come non li avevo visti mai. Tutti hanno vissuto l’attività come un momento di riflessione sulle proprie competenze e caratteristiche personali”.

Percorsi interdisciplinari, su temi trasversali concordati dagli insegnanti della classe, sono invece costituiti dalle Unità di Apprendimento (UdA): tutte hanno valenza orientante, mirando sempre allo sviluppo delle competenze di cittadinanza, ma possono anche prevedere temi esplicitamente connessi all’orientamento quali il futuro, il lavoro, identità e memoria

*Laureata in sociologia, ha insegnato diritto-economia in Istituti Tecnici e Professionali. Dopo aver conseguito un titolo di perfezionamento universitario sull’orientamento formativo, ha collaborato con l’Università di Udine e con il MIUR sulle tematiche dell’orientamento e dell’innovazione didattica: Tutor nel Piano Nazionale di Orientamento del MIUR, sia in convegni sul tema sia nel servizio di consulenza on line rivolto a studenti, genitori, insegnanti; docente del modulo su competenze e orientamento nel master on line “Formatori in didattica delle scienze”; componente del team ministeriale nel progetto “Mobilità sociale e merito”, in partenariato fra MIUR e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Ha collaborato a ricerche sull’educazione; condotto corsi di formazione per insegnanti e genitori; pubblicato due libri per gli studenti e vari contributi su educazione e orientamento in pubblicazioni collettanee e riviste. Attualmente fa parte del comitato scientifico-editoriale di Giovani e comunità locali.

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