Orientamento, come un docente può aiutare i ragazzi a fare la scelta giusta: stimolare il desiderio di sapere

Di Roberta Poli*

Orientare e preparare alle scelte future, significa anzitutto permettere ai ragazzi di esplicare al massimo il loro potenziale creativo, cognitivo, ma soprattutto emotivo.

L’emozione di apprendere (Lucangeli D., 2019) è un concetto fondamentale che ben si lega a quella che M. Recalcati definisce l’erotica dell’insegnamento e che così sintetizza “Un’ora di lezione può cambiare la vita” (2014).

Per stimolare il desiderio di sapere è necessario che l’apprendimento si leghi ad esperienze emotive positive creando una traccia mnestica che motivi l’individuo a ripetere l’esperienza per rievocare il piacere correlato.

La ricerca della gioia nell’apprendimento e nella scoperta del nuovo, è qualcosa che plasma l’orientamento verso le scelte future. È nella scoperta della conoscenza attraverso esperienze coinvolgenti e creative che si gettano le basi per le future passioni, alla ricerca di quel piacere nella scoperta esperito negli anni della scuola. Di grande importanza in questo senso potranno essere gli apprendimenti realizzati attraverso dei compiti reali, che coinvolgano non solo le conoscenze teoriche ma anche gli apprendimenti non formali e informali.

Fondamentale in questo percorso di crescita positiva e di esplicazione del potenziale umano è l’approccio all’errore che non deve essere punitivo ma costruttivo. Il giudizio negativo, soprattutto se viene da un insegnante, genera sofferenza e determina un imprinting negativo che può indurre all’evitamento futuro, perché l’apprendimento si lega ad una sofferenza che viene interiorizzata insieme all’errore commesso.

La mente, come afferma la Prof.ssa Lucangeli, non può non sbagliare perché nell’atto dell’intelligere si realizza un percorso cognitivo che necessariamente rivela le caratteristiche dei processi interni. L’errore rappresenta paradossalmente una via privilegiata per comprendere il percorso interno dell’informazione che viene assimilata, elaborata e successivamente restituita con tutta la ricchezza che può derivare dalla mente che rimanda all’esterno i contenuti appresi.

Giudicare l’errore può far molto male all’allievo, soprattutto se si accompagna ad un disimpegno dell’adulto che non crea la giusta alleanza per dare un senso ed uno spazio di riflessione sull’errore commesso. Ancor più devastante è il processo per cui, l’errore fatto in un determinato contesto, diventa un giudizio di valore sull’alunno e sulle sue capacità globali.

Questo approccio si collega ad un altro aspetto fondamentale di cui si è occupata la prof.ssa A.M. Ajello: il danno motivazionale, che induce i nostri ragazzi a non sentire più la spinta all’apprendimento e alla conoscenza, questo costrutto si lega all’impotenza appresa (Seligman M.E.P., 1990, Lucangeli D. 2019) e ad un locus of control esterno e quindi vissuto come incontrollabile dal soggetto, tutto ciò con effetti devastanti per il suo orientamento verso i futuri percorsi formativi.            

*Psicologo scolastico e docente presso l’I.I.S. “Piaget-Diaz” di Roma. Presidente di un’Associazione del privato sociale, ha collaborato con l’Università “Sapienza” di Roma a ricerche e interventi sulle prevaricazioni tra pari e sulla prevenzione della dispersione scolastica. Ha condotto corsi di formazione per docenti, genitori e interventi nei gruppi classe, con particolare riferimento al potenziamento delle life skills. Autrice di numerosi articoli per riviste on line, ha collaborato a diverse pubblicazioni su adolescenza e disagio. In ambito scolastico si occupa di PCTO e imprenditorialità; esperta di Educazione degli Adulti, si è occupata di orientamento nell’ambito dell’Istruzione Professionale. Progettista e Project Manager, ha coordinato diversi interventi educativi in ambito scolastico. Attualmente collabora al Progetto nazionale “Fattore J, Empatia, Rispetto e inclusione” (Fondazione Mondo Digitale) e supervisiona la realizzazione di un’App sul cyberbullismo (Fondazione “Con i Bambini”, Progetto Nazionale “No-Neet”, Comunità di Capodarco).                                                               

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