Ocse: rendere il possibile realizzabile

Il numero di ottobre della newsletter educativa dell’OCSE (OECD Education and Skills Newsletter) ospita tra l’altro il testo di una ricerca, coordinata da Andreas Schleicher, direttore del settore Education and Skills, intitolata Learning from the Past, Looking to the Future: Excellence and Equity for all (International Summit on the Teaching Profession, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/f43c1728-en.).

Costruita sulla base di una cospicua serie di dati e rilevazioni relativi agli ultimi tre anni, ma in particolare al 2020, la ricerca parte dalla constatazione che non è possibile stabilire una correlazione meccanica tra il numero di giorni di chiusura delle scuole a causa del Covid-19 e la quantità di apprendimento persa perché alcuni studenti, specie quelli che hanno avuto accesso a opportunità di apprendimento alternative, hanno limitato i danni o addirittura hanno fatto meglio, mentre altri hanno visto aumentare le loro difficoltà.

La stessa cosa, sostiene l’Ocse, si è verificata anche a livello dei sistemi educativi: alcuni si sono mostrati più “resilienti”, più capaci cioè di gestire le interruzioni della didattica ordinaria in modo da mantenere viva e produttiva la relazione didattica, altri invece – quelli più poveri e/o tecnologicamente meno attrezzati – hanno visto accrescersi le disuguaglianze in misura drammatica. Molto è derivato dalle scelte dei governi, oltre che dalle caratteristiche dei sistemi, più o meno flessibili e reattivi.  “È importante sottolineare”, si legge nella ricerca, “che le implicazioni delle interruzioni non sono mai predeterminate. È la natura delle nostre risposte collettive a queste interruzioni che determina i loro risultati: la continua interazione tra la frontiera sociale e tecnologica e i contesti e gli agenti culturali, istituzionali ed economici in cui i sistemi educativi si mobilitano”.

Secondo l’Ocse le società si stanno evolvendo molto più rapidamente della capacità strutturale di risposta degli attuali sistemi di istruzione, che però non è ovunque la stessa. “Il rapido progresso educativo visibile in alcuni Paesi”, è la conclusione della ricerca, “mostra che un’istruzione universale di alta qualità è un obiettivo raggiungibile.  È nei nostri mezzi offrire un futuro a milioni di studenti che attualmente non ne hanno uno. Il compito non è rendere possibile l’impossibile, ma rendere il possibile realizzabile”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA