Ocse: l’Italia spende poco, ma un po’ meglio

L’ultimo rapporto ‘Education at a glance’, appena pubblicato dall’Ocse, evidenzia che sul fronte delle risorse l’Italia ha dedicato alla scuola (i dati si riferiscono al 2010) il 4,7% del Pil contro una media Ocse del 6,3%.

E’ la terza percentuale più bassa dell’area ed è analoga a quella del 1995 (4,6%), quando però la media Ocse era del 5,4%. La spesa pubblica per la scuola nel 2010 era inoltre pari all’8,9% della spesa totale, il livello più basso tra i 30 Paesi per cui sono disponibili i dati contro la media Ocse del 13%. Tra il 2008 e il 2010, segnala il rapporto, la spesa pubblica nelle istituzioni educative è stata tagliata del 7% in termini reali, uno dei tagli più pesanti dell’area, dopo Estonia, Ungheria (-10%) e Islanda (-12%).

L’Italia e’ l’unico Paese dell’area dell’Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, mentre la spesa per studente di livello terziario è invece cresciuta del 39%, ben oltre la media Ocse del 15%, crescita però dovuta essenzialmente all’aumento delle tasse universitarie (la spesa per studente di 9.580 dollari continua a essere decisamente inferiore alla media Ocse di 13.528 dollari).

Un quadro uniformemente a tinte fosche? No, rileva l’Ocse, perché tra il 2005 e il 2011 l’Italia ha conseguito risparmi cambiando il rapporto numerico studenti/insegnante (11,7 nella scuola primaria e 12,2 nella secondaria nel 2011), rapporto che si è avvicinato alla media internazionale, come quello del numero di alunni per classe: 18,9 scolari alla scuola primaria (media Ocse 21,2) e 23,3 alle medie (23,3). 

I risparmi sull’istruzione scolastica, però, sottolinea l’Ocse, non hanno compromesso i risultati dell’apprendimento degli studenti: gli esiti per gli studenti quindicenni nella valutazione Pisa  2009 sono risultati stabili nelle competenze di lettura rispetto al 2000 e sono migliorati significativamente in matematica (dal 2003) e in scienze (2006). Di conseguenza, secondo l’Ocse “il sistema sembra essersi diretto verso una migliore efficienza nell’uso delle risorse”.