Obbligo scolastico nella scuola dell’infanzia: gratuità totale solo nella Statale?

La proposta del PD di introdurre l’obbligo scolastico nella scuola dell’infanzia non piace soprattutto a destra, dove alcuni esponenti, complice forse l’acceso clima elettorale, non hanno esitato a bollarla come da regime sovietico. Ma in Europa ci sono altri che hanno introdotto l’obbligo scolastico nella scuola dell’infanzia?

Nella pubblicazione “Compulsory Education in Europe 2021/22 Eurydice – Facts and figures” sono riportate le situazioni relative all’obbligo scolastico di tutti gli Stati europei e le eventuali regioni autonome interne, compresi anche quelle non facenti parte dell’Unione. È un quadro esaustivo che evidenzia come siano soltanto due gli Stati che hanno previsto l’attivazione dell’obbligo a cominciare dai tre anni di età: Ungheria e Francia (sperimentale); tre a cominciare dall’età di 4 anni e 15 dal quinto anno.

Complessivamente in Europa circa la metà degli Stati e Regioni autonome ha introdotto l’obbligo scolastico nella scuola dell’infanzia, limitandosi, tuttavia, quasi tutti, a prevederlo a decorrere dal quinto anno di età. Si potrebbe dire: obbligo sì, ma con giudizio.

Le critiche alla proposta del PD (obiettivo: uguaglianza di opportunità educative) sono arrivate subito da CL al Meeting di Rimini e, a seguire, da altri esponenti del centro-destra che hanno soprattutto invocato la libertà di scelta delle famiglie.

La FISM, Federazione delle scuole materne di ispirazione cattolica, ha posto soprattutto la questione molto più concreta degli oneri che graverebbero sulle scuole paritarie: “Nell’ambito 3-6 il sistema di finanziamento attuale prevede la gratuità per l’offerta pubblica in capo allo Stato e ai Comuni ma non per quella delle scuole paritarie. Dunque un terzo delle famiglie non dispone della gratuità riservata alle altre”, dichiara Stefano Giordano, Responsabile Nazionale FISM per le questioni giuridiche, indicando il punto che determina il corto circuito della proposta di obbligo scolastico nella scuola dell’infanzia. E continua: “Il sistema deve prima di tutto prevedere la gratuità dell’accesso per tutte le famiglie. A quel punto non si porrà nemmeno la questione della obbligatorietà”, considerando “i tassi di frequenza oltre la soglia del 90%” dei “territori che dispongono di avanzati sistemi (integrati) di offerta educativa e di istruzione. Per la FISM “la mancanza di gratuità e quindi di finanziamento di tutto il sistema di educazione ed istruzione come attualmente concepito possa significare la scommessa (folle perché prima di tutto economicamente insostenibile) dello Stato solo sulla sua offerta, mettendo da parte quella espressione di profonda e ricca sussidiarietà che le scuole d’infanzia paritarie non profit hanno rappresentano e continuano a testimoniare“.

La proposta del PD prevede anche la gratuità totale, comprese le spese mensa. Proprio per questo la FISM ritiene che sia prioritaria la totale gratuità di accesso, anche nelle scuole dell’infanzia paritarie.

In effetti, se non venisse estesa la totale gratuità anche ai bambini delle scuole paritarie, non solo vi sarebbe una sperequazione insostenibile, ma vi sarebbe una corsa alle iscrizioni nelle scuole statali, svuotando contestualmente le scuole paritarie dell’infanzia.

Per conoscere meglio la situazione che si creerebbe in Italia con l’introduzione dell’obbligo scolastico nella scuola dell’infanzia, invitiamo a leggere qui l’approfondimento esclusivo di Tuttoscuola, nel paragrafo dedicato all’obbligo scolastico nella scuola dell’infanzia, che alcuni quotidiani nazionali hanno attribuito erroneamente al PD.  

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