Nuove polemiche sui dati Ocse

Alla raffica di critiche rivoltele da esponenti della sinistra (Bastico, Franco, Puglisi, Ghizzoni e altri del Pd, Pedica del’Idv) dopo la pubblicazione dell’ultimo rapporto Ocse sull’educazione – critiche che si concludono invariabilmente con la richiesta di dimissioni – Mariastella Gelmini replica puntigliosamente contestando l’interpretazione dei dati offerta dai suoi oppositori, come già riferito in una precedente notizia.

Se è vero che gli investimenti per l’istruzione (4,8 per cento del Pil) sono al di sotto della media Ocse (5,9 per cento), aveva detto Gelmini nella citata intervista, “il rapporto dice anche che in Italia, a differenza degli altri Paesi che hanno una percentuale di Pil superiore, nella scuola ci sono pochissimi investimenti privati. Per questa ragione l’Ocse ci rimprovera, e ha ragione. Ma guai a parlare, in Italia, di investimenti privati nella scuola”, visto che su questo punto c’è una “resistenza ideologica fortissima”.

Argomento che gli avversari del ministro hanno subito interpretato come un invito a privatizzare la scuola pubblica ma che viene ripreso anche dalla presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, che fa rilevare “come le critiche mosse al ministro riguardano in realtà una scuola, quella del 2008, governata dal ministro Fioroni del Governo Prodi. Le accuse mosse a Gelmini sono dunque strumentali e dettate dal solito atteggiamento distruttivo e anti italiano dell’opposizione, a scapito dei veri problemi della scuola che semmai questo Governo e il ministro si sono impegnati a risolvere favorendo una svolta nel modo di concepire l’istruzione e il merito“.

Quanto poi alla spesa per l’istruzione in rapporto al Pil, “chi ha criticato il Governo Belusconi dovrebbe ricordare che solo nel nostro paese la scuola è statale al 97 per cento, mentre in tutti gli altri paese Ocse, che vantano percentuali più alte di investimento per l’istruzione rispetto al Pil, notevole è anche il contributo dei privati nell’istruzione, nell’università e nella ricerca. Da questo punto di vista – conclude – incoraggiamo il ministro Gelmini a favorire tutte le forme di istruzione anche non statale ma di qualita’ per allargare l’offerta formativa così come avviene nei paesi Ocse“.

Parole destinate, come è facile prevedere, ad alimentare la polemica.