Napoli chiede tempo pieno e misure contro la dispersione

Sono tre le richieste dei parroci del centro antico e delle periferie di Napoli al Governo, sintetizzate in una lettera consegnata al prefetto, Gerarda Pantalone, nel corso della manifestazione di sabato scorso contro la camorra: scuola, sicurezza sociale, giovani e minori.

Per la scuola si chiede un impegno forte contro la dispersione ed “il potenziamento qualitativo e quantitativo” delle strutture con l’estensione del tempo pieno “fino a sera”.

Non vi è dubbio che il principale interlocutore dell’appello partenopeo è il Governo, come, peraltro, hanno esplicitamente affermato promotori e partecipanti alla manifestazione, tra cui anche il sindaco Luigi De Magistris. Ma proprio il Comune (e in genere ogni Comune) su queste due questioni (dispersione e tempo pieno), non può chiamarsi fuori.

La dispersione registra concretamente l’abbandono del percorso scolastico nella scuola, ma è determinata da una serie di cause che in buona misura hanno origini esterne, anche se coinvolgimento e motivazione in ambito scolastico possono essere ingredienti verso il successo (o di contenimento dell’insuccesso, anticamera dell’abbandono).

Per il tempo pieno non bastano insegnanti in più (che lo Stato deve assegnare); occorrono soprattutto spazi e servizi che il Comune deve assicurare. Senza mensa, spazi didattici, aule laboratoriali che tempo pieno sarebbe?

Una delle cause maggiori della scarsa diffusione del tempo pieno di scuola primaria in quasi tutto il Mezzogiorno è stata spesso la scarsa propensione di molte amministrazioni comunali nel voler predisporre strutture e servizi appositi per sostenere il tempo pieno. Ad esempio, spesso non si è sfruttata la disponibilità di spazi e di aule, sopravvenuta per contrazione del numero di classi conseguente al decremento demografico.

Ma non è mai troppo tardi per contribuire con interventi propri nella qualificazione del servizio.