Monitoraggio europeo/1. Quell’Italia immobile…

Tuttoscuola ha tempestivamente pubblicato una sintesi e il testo completo della scheda nazionale dedicata all’Italia contenuta nel Rapporto di monitoraggio redatto dall’Unione Europea (Direzione generale dell’istruzione, della gioventù, dello sport e della cultura), completato il 15 settembre 2020 e apparso sul sito della UE il 12 novembre. Un rapporto di singolare chiarezza (non è sempre così) contenente informazioni e dati aggiornati fino alle misure prese in Europa e nei singoli Paesi per fronteggiare le conseguenze della pandemia di Covid-19 sul funzionamento dei sistemi scolastici, ma anche un check-up complessivo sul loro stato di salute con il raffronto comparativo dei principali dati considerati (spesa complessiva e per settore rispetto al PIL, scolarizzazione ai vari livelli, tassi di dispersione, performance critiche dei quindicenni, digitalizzazione e altri indicatori).

Per quanto riguarda l’Italia ci sono poche novità positive e molte conferme negative, perché malgrado una netta inversione della decennale tendenza al ribasso la spesa per l’istruzione resta bassa (dati 2019), così come i livelli di apprendimento della fascia più debole della popolazione scolastica, mentre resta grave il fenomeno della dispersione e sempre elevati sono gli squilibri territoriali e per tipologia di percorso evidenziati dall’indagine PISA e dalle prove Invalsi.

Anche per quanto riguarda la digitalizzazione dell’insegnamento e dell’apprendimento, che la pandemia ha reso ancora più necessaria e urgente in tutta l’Europa, le scuole italiane risultano dotate di strumenti digitali in linea con gli altri Paesi dell’UE, ma sono in ritardo per quanto riguarda il livello e la velocità di connessione. È significativo che il Rapporto nella sua parte generale comparativa non inserisca quasi mai l’Italia tra i Paesi che si segnalano per impegno e capacità di innovazione. “Il limitato progresso dell’innovazione digitale nell’insegnamento è in parte legato all’età media avanzata e alle scarse competenze digitali del corpo docente”. Sebbene la percentuale di docenti che spesso o sempre consentono agli studenti di utilizzare le TIC per progetti e lavori in classe sia aumentata dal 30% del 2013 al 46,6% del 2018, solo il 35% ha riferito di essersene servito per l’insegnamento nella maggior parte o nella totalità delle lezioni nel 2018, rispetto al 72% in Finlandia e al 49% in Portogallo.

Tra marzo e giugno 2020 il governo ha stanziato 201,7 milioni di euro a sostegno dell’apprendimento a distanza. Le misure comprendono l’acquisto di dispositivi digitali per le scuole, al fine di consentire agli studenti di partecipare all’apprendimento a distanza. Il gap dovrebbe quindi ridursi, ma la strada è ancora lunga, soprattutto per l’indispensabile percorso di formazione qualificata per tutti i docenti, di cui sembra si abbia poca consapevolezza.