Maturità/3. La ‘terza prova’ sarà nazionale, ma non unica…

Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini commentando al Tg1 l’esito delle prime due prove della maturità ha detto che dal prossimo anno l’esame potrebbe avere una nuova prova: un test a risposta multipla di tipo anglosassone simile a quello che l’Invalsi predispone per l’esame di terza media. L’obiettivo, ha detto il ministro, è quello di disporre di un “sistema di valutazione omogeneo per tutto il Paese”.

La prospettiva appare allettante, e riceve consensi trasversali, ma ci sembra di non facile realizzazione. Intanto occorre stabilire se la centralizzazione della terza prova sia compatibile con l’attuale normativa (legge 525/97, art. 3, c. 2): “il testo della terza prova scritta è predisposto dalla Commissione d’esame con modalità predefinite”. E’ vero che lo stesso comma stabilisce che “Il ministro disciplina altresì le caratteristiche della terza prova scritta”, e che il Regolamento sulla valutazione (DPR 122/2009) affida all’Invalsi compiti in materia di certificazione delle competenze, e al Ministero il coordinamento delle norme vigenti in materia di valutazione, ma ci sembra difficile che tali riferimenti bastino ad aggirare la prescrizione contenuta nella citata legge 425/97. Servirebbe dunque una legge.

Inoltre, anche nel caso che si risolvesse il problema giuridico, sull’Invalsi si scaricherebbe l’onere di provvedere a tante terze prove nazionali quanti sono i corsi di studio vigenti: un numero non troppo diverso da quello delle seconde prove (diverse centinaia), almeno fino alla completa attuazione della riforma dell’istruzione secondaria (2014-2015), che le ridurrebbe a una cinquantina. Inoltre gli insegnanti dovrebbero essere messi tempestivamente in condizione di preparare gli studenti a sostenere la terza prova nazionale con le sue rinnovate caratteristiche. Un’impresa che, se riferita all’esame del 2012, appare ardua…