Maturità/2. L’alternativa ‘americana’

Se le prove Invalsi del V anno acquistassero consistenza e credibilità sul piano della certificazione delle competenze degli studenti esse potrebbero svolgere un ruolo simile a quello del “SAT reasoning test” americano, una prova oggettiva che si svolge nel corso (non alla fine) dell’ultimo anno di scuola secondaria, è gestita da soggetti esterni rigorosamente indipendenti ed è tenuta in alta considerazione dalle università, assai più della valutazione conclusiva data dalle scuole alla fine dei 12 anni di studio.

Negli ultimi anni ai tradizionali test, cui veniva mosso il rilievo di non valutare sufficientemente le capacità critiche e argomentative, si è affiancata una prova di produzione linguistica simile allo svolgimento di un tema, e si sono prodotti software per la sua correzione e valutazione informatizzata che danno risultati assai vicini a quelli di esperti valutatori ‘umani’. Forse all’Invalsi si parla anche di questo.

A quel punto mantenere l’attuale modello di esame di maturità, tra l’altro così costoso, non avrebbe più senso, e si aprirebbero due possibilità. La prima sarebbe quella di sopprimere l’esame sostituendolo con lo scrutinio finale dei voti fatto dagli stessi insegnanti di classe. La seconda sarebbe quella di mantenerlo (magari per conservare il valore legale del titolo) ma facendolo più o meno come nei cinque anni del ministero Moratti, cioè con commissioni tutte interne.

Ma il vero esame a quel punto sarebbe l’altro, quello targato Invalsi.