Maturità 2010/3. Il ritorno del “tema”

A suo tempo il “tema” di carattere generale era finito sul banco degli accusati per vari motivi: induceva gli studenti ad essere conformisti, generici o almeno diplomatici; ad esprimersi in una lingua artificiale e vagamente retorica, lontana da quella della vita di tutti i giorni e da quella professionale; non consentiva di verificare l’effettiva padronanza della lingua; poteva favorire i candidati dotati di maggiore facilità di scrittura, ma non necessariamente più preparati e capaci, e così via.

Per questo, prima nei percorsi sperimentali come i programmi Brocca, poi in tutte le scuole dopo l’introduzione della legge n. 425/1997, si affiancarono al tema di carattere generale e a quello storico, che rimasero, altre proposte e modalità di scrittura come l’analisi del testo, il saggio breve e l’articolo di giornale, riferiti a grandi ambiti: tecnico-scientifico, artistico-letterario, socio-economico, storico-politico.

Ma l’esperienza di questi dodici anni (la riforma entrò in vigore dal 1999), pienamente confermata anche dalle scelte fatte dai candidati pochi giorni fa, dimostra che gli studenti scelgono non tanto una particolare modalità di scrittura (che differenza c’è poi tra un saggio breve e un articolo di giornale?) quanto una particolare tematica che li interessa: insomma un tema, un testo da sviluppare liberamente, sia pure prendendo lo spunto dal contesto fornito.