Ma quanti soldi ci saranno per la scuola?

“Ho chiesto al ministro Tremonti un miliardo per l’università (…), ma qualsiasi saranno le risorse che riceverò, la maggior parte di esse le destinerò all’università”. Così si è espressa Letizia Moratti nel corso degli “Stati generali dell’università”, svoltisi a Roma giovedì 25 settembre con la partecipazione di quasi tutti i rettori, del presidente del Senato Pera, e dei ministri Buttiglione e Sirchia. E per la scuola? Il ministro non ha preso finora impegni analoghi per la prossima Finanziaria. E’ anche vero, d’altra parte, che il nostro Paese spende per l’università molto meno di quanto si investe mediamente in Europa (lo 0.8% del PIL contro l’1.2%), mentre nel settore scolastico l’Italia è più vicina alla media europea. Ma a questo punto, su quali risorse effettive potrà contare la scuola nei prossimi anni, al di là di quanto prevede sulla carta il Piano programmatico di impegni finanziari di 8.350 milioni di euro in 5 anni, varato dal Consiglio dei ministri tre settimane fa? L’unica certezza è che la scuola riceverà in Finanziaria assai meno di quanto sarà riservato all’università (1.000 milioni, ammesso che questa volta Tremonti accolga la richiesta della collega Moratti). Si fa sempre più concreta la prospettiva che l’ingente somma stanziata dal Consiglio dei ministri “per la realizzazione delle finalità” della riforma, come dispone l’art. 1 della legge n. 53/2003, deriverà in gran parte non da risorse “fresche”, aggiuntive, come quelle che saranno assegnate all’università, ma dalla ristrutturazione delle voci di spesa che formano il bilancio “scolastico”. Sarà da verificare attentamente ciò che andrà effettivamente alla scuola. Dovrà essere depurato da ciò che è gia in bilancio e soprattutto da ciò che deriverà da tagli ed economie forzose che si prefigurano per il settore. Lo stesso decreto legislativo approvato dal Governo prevede per il primo ciclo la riduzione del tempo scuola e degli organici. Al MIUR potrebbero guardare in particolare al personale docente e ausiliario. Qualcuno a viale Trastevere fa notare che se l’Italia rientrasse nella media europea del rapporto docenti-allievi (che è di circa 1 a 13, mentre in Italia è attorno a 1 a 10), e riducesse del 10% il numero di ausiliari, per esempio, si “risparmierebbero” oltre 200.000 unità di personale, il cui costo annuale supera i 5.000 milioni di euro.