L’insegnante che imbratta un monumento in Giappone può essere licenziato…

Sta facendo il giro di tutti i giornali la notizia delle sanzioni comminate a cittadini giapponesi da parte delle istituzioni di appartenenza. I nipponici sono stati sorpresi mentre imbrattavano monumenti a Firenze.

Il primo caso è quello di una liceale del primo anno del College femminile della città di Gifu, che ha scritto la data, il proprio nome e quello di altri amici sul marmo del Duomo. La ragazza è stata segnalata da altri turisti al college, che l’ha richiamata verbalmente e ha contattato l’Opera di Santa Maria del Fiore per sapere se intendeva avanzare richieste di risarcimento. L’Opera, probabilmente abituata al vandalismo diffuso dei turisti, non ha preteso nulla, ma la studentessa è stata costretta a inviare una lettera di scuse.

Il secondo episodio ha visto per protagonisti tre studenti di economia e lingue, tutti del secondo anno, dell’Università Sangyo di Kyoto. Per aver imbrattato una colonna della chiesa, sono stati sospesi per due settimane, e hanno inviato anche loro una lettera di scuse, insieme a quelle del rettorato.

Le conseguenze più gravi si sono però ripercosse su un insegnante trentenne di una scuola superiore in viaggio di nozze. Questi, una volta salito sul terrazzo panoramico della cupola del Brunelleschi, ha lasciato un ricordo indelebile della gita, scrivendo a pennarello nome e data sul marmo della parete: “L’ho fatto senza pensarci tanto – ha confessato il docente di Mito, nel Giappone orientale -, avendo sentito dire che chi scrive il nome su quella pietra ottiene felicità”.

L’insegnante è stato subito rimosso dalla carica di allenatore di baseball della squadra dell’istituto,e ora rischia addirittura il licenziamento in tronco. Per lui vale infatti l’aggravante dello svolgimento di una mansione che riveste funzioni di controllo o educazione sociale.

E se gli autori di questi episodi fossero stati italiani in viaggio all’estero, o in Italia, che cosa sarebbe successo?