Linea dura di Valditara: chi rompe paga, ma la Flc Cgil obietta

Chi occupa, chi compie un atto illecito, deve rispondere civilmente dei danni cagionati”, e chi risulta colpevole “deve essere bocciato”, ha detto il ministro Valditara al termine della visita effettuata lo scorso 12 febbraio, senza preavviso, all’istituto milanese “Severi-Correnti”, che ospita un liceo e un istituto professionale, dove l’ultima occupazione aveva provocato gravi danni per un ammontare stimato di 70.000 euro. 

Linea dura, dunque, anche se lo stesso ministro ha specificato che l’eventuale bocciatura non sarebbe decisa né da lui né da nessun altro dirigente, ma dagli organi collegiali della stessa scuola: “le eventuali sanzioni verranno decise dopo una riflessione, presa in comune, sulle norme di disciplina in vigore nel singolo istituto”. Non è da escludere però il varo di una normativa nazionale (la “stiamo studiando”, ha detto Valditara) in materia di risarcimento dei danni provocati alle scuole nel corso delle occupazioni.

L’opinione pubblica è divisa: giornali e social ospitano pareri contrastanti, che vanno dall’appello al massimo rigore (“bocciateli tutti”…) alla linea, anch’essa non nuova, della comprensione delle ragioni del disagio degli studenti unita all’opposizione a misure “diseducative” nei loro confronti.

In questa direzione va la nota diffusa dalla Flc Cgil di Milano il 15 febbraio, intitolata “Dalla presunzione di innocenza alla certezza della colpevolezza?!”, nella quale, dopo aver premesso che “Certamente i danni alla struttura della scuola sono una sconfitta e una ferita”, si sostiene che comunque il compito della scuola è quello di “educare, che significa ‘tirar fuori’. Anche da una situazione complessa come questa, si tratta di ‘tirar fuori’ quello che serve per crescere, riconoscendo le proprie responsabilità ma in un contesto di diritto come scritto nella Carta costituzionale, in cui chiunque è innocente finché non si dimostra il contrario e non chiunque è colpevole finché non si scagiona”.

Una vera e propria intimidazione da ‘bullismo istituzionale’” è il duro commento del sindacato, che poi amplia lo spettro della sua analisi sociopolitica sostenendo che al ministro Valditara è lo stesso concetto di democrazia (che si fonda su condivisione e partecipazione) a risultare “oscuro”: anziché del Merito il suo sembra piuttosto il Ministero della “Paura”.

La polarizzazione del dibattito tra colpevolisti e innocentisti non aiuta però ad affrontare in modo costruttivo la questione, di rilevanza decisiva, della perdita di autorevolezza della scuola e degli insegnanti (ora anche dei presidi) agli occhi degli studenti e dei loro genitori, aspetto settoriale della più generale crisi del principio di autorità, profetizzata già nel 1963 dall’inascoltato sociologo e psicoanalista tedesco Alexander Mitscherlich in “Verso una società senza padre”, testo tradotto in italiano nel 1970 ma rimasto purtroppo ai margini del dibattito.

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