Lezioni a distanza. Turi (Uil Scuola): ‘No a metodi autoritari, va coinvolto il sindacato’. Giannelli (Anp): ‘La scuola non è pronta, ma le aziende possono dare una mano’

La vicenda della scuola  “Martino Martini” di Mezzolombardo, in provincia di Trento, sollevata da Tuttoscuola e rilanciata dal Corriere della sera con un articolo in prima pagina a firma di Gian Antonio Stella, è al centro dell’attenzione a livello nazionale.

Cosa è successo? L’Istituto secondario superiore “Martini” la scorsa settimana, durante la chiusura per l’emergenza Coronavirus, ha attivato con tempestività la formazione a distanza per tutti gli studenti, ricevendo una diffida da parte della UIL SCUOLA RUA Trentino Alto Adige, indirizzata da uno studio legale per conto del sindacato alla dirigente scolastica Tiziana Rossi. Il nostro servizio descrive nel dettaglio quanto accaduto:  http://www.tuttoscuola.com/emergenza-coronavirus-una-scuola-attiva-la-formazione-a-distanza-per-tutti-gli-studenti-il-sindacato-la-diffida/ .

Anche la Flc Cgil trentina ha espresso perplessità sull’iniziativa della dirigente scolastica, lamentando il mancato coinvolgimento del sindacato per questa nuova forma di organizzazione del lavoro a distanza.

Intervistiamo Pino Turi, Segretario generale della Uil Scuola, per offrire l’opportunità di spiegare meglio la vicenda e la relativa presa di posizione, e per capire se a livello nazionale si prendano o meno le distanze dall’iniziativa assunta dall’ufficio locale del sindacato. Raccoglieremo altre opinioni su questa vicenda che sta sollevando molto clamore, anche perché si svolge mentre si sta producendo uno sforzo collettivo per mettere in condizione le scuole chiuse di offrire agli studenti a casa l’opportunità di fare lezione a distanza.

Ad oggi, secondo il contatore di Tuttoscuola, sono state perse già circa 7 milioni di ore di lezione da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus.

Segretario Turi: “Protesta ottocentesca”, così è stata definita la diffida fatta dal vostro sindacato nei confronti di un istituto del Trentino che ha organizzato lezioni on line.
“Il coronavirus va sconfitto e bisogna essere uniti per farlo ma anche in questi giorni complessi la democrazia non è sospesa, bisogna seguire le norme e i contratti che definiscono diritti ed obblighi.
Se si pensa di agire seguendo l’ottica del  ‘legibus solutus’, dello Stato-sono-io, non si torna all’800′ ma ancora più indietro.
Siamo in uno stato di diritto e vanno rispettate le procedure democratiche che in una scuola sono l’esempio che si deve ai propri alunni. Ho accertato con il segretario di Trento che ha raccolto il malcontento dei docenti di fronte a forzature che neanche il Dpcm fa, mettendo questa forma di didattica alternativa tra le possibilità”.

 

Sì, va bene, ma c’è un’esigenza di modernizzazione che non attende la rigidità delle norme e la scuola, invece, dovrebbe anticipare.
“Ne siamo i più convinti sostenitori, per questo chiediamo, per ora inascoltati, di delegificare e contrattualizzate i rapporti di lavoro. Ciò significa seguire le procedure e non attuare in solitudine e in modo autoritario metodologie che vanno condivise, discusse, approvate dagli organi collegiali.  Resta un punto fermo: ricordarsi che va garantita la libertà di insegnamento. Nella fattispecie, la dirigente avrebbe dovuto convocare le rappresentanze sindacali e condividere un percorso. Anche la mia organizzazione avrebbe dato la propria disponibilità, come, in effetti, ha dato direttamente all’Assessore provinciale ed al Dirigente generale. Ovviamente con le garanzie che il personale e gli alunni stessi hanno il diritto di avere”.

 

L’emergenza non si sposa con queste liturgie sindacali che hanno tempi lunghi…
“La democrazia ha regole e costi. Costa fatica, tempo, ma è il solo sistema che riconosce i diritti che le lotte del ‘900 e dà dignità alle istituzioni e le rende forti e partecipate.  Quindi tutt’altro che liturgie: è la via laica verso soluzioni condivise”.

 

Anche il ministro Azzolina mostra di spingere sulla digitalizzazione e le nuove tecnologie.
“Utilizzare la tecnologia e dotare le scuole di nuovi strumenti non può significare improvvisare come si sta facendo, né approfittare dell’emergenza per supportare azioni che meritano molta attenzione. Per dirla alla Morin, non serve una testa ben piena, ma una testa ben fatta.
Il sistema scolastico italiano ha radici solide, tradizioni che non possono essere messe alla mercé dell’emergenza e del mercato. Invece in questi giorni il Ministero fa appello ai produttori, al mercato di hardware e software gratuiti da mettere a disposizione delle scuole per attivare questo percorso di didattica virtuale, senza alcun onere per le casse dello Stato.
Andremo ad utilizzare strumenti offerti gratis, senza conoscerne le finalità, gli obiettivi, i vantaggi. Basta dunque il risparmio a giustificare uno scambio che non ha costi economici, ma che sicuramente ne avrà di altra natura?  Siamo sicuri che un software confezionato in modo standardizzato sia utile per alunni con personalità e capacità differenti?
Pasti gratis in questo paese è difficile che qualcuno li serva, diceva il proverbio.
Qualche dubbio ci resta, specie se a cercare innovazione gratis sono gli stessi che non spingono quando si chiedono investimenti su scuola e istruzione”.

Non si può improvvisare l’uso della tecnologia a scuola. All’estero le multinazionali hanno già occupato lo spazio educativo. Pasti gratis in questo paese è difficile che qualcuno li serva

 

Allora siete contrari ad ogni possibilità di didattica alternativa?
“Non c’è un approccio pregiudiziale, questo va chiarito. Servono però garanzie, quelle che una politica indecisa e tutta orientata alla propaganda e alle élite finanziarie, non sembra voler mettere a punto. Non bisogna stravolgere la missione della scuola che la costituzione ci ha consegnato, come gli accadimenti odierni ci dimostrano.
Lo stesso Prof. Di Fiore ha bene descritto in un articolo che lo stesso Corriere del Trentino, ha pubblicato il senso pedagogico e giuridico che la UIL Scuola interpreta, da sempre: il pericolo di privatizzazione della scuola. Pericolo tutt’altro che teorico se, anche l’Internazionale dell’Educazione, sindacato mondiale, nell’ultimo Congresso ha fatto appello alla massima attenzione per tenere i sistemi educativi mondiali fuori dalle logiche di mercato. All’estero le multinazionali hanno già occupato lo spazio educativo, un rischio che vorremmo evitare, preservando il nostro sistema di istruzione. Vedere le stesse parole d’ordine della 107 ripetute dalla deputata Aprea, e anche dal ministro Azzolina, in modo politicamente trasversale, preoccupa e dovrebbe preoccupare anche il premier Conte”.

Abbiamo chiesto anche ad Antonello Giannelli, presidente dell’ANP, l’Associazione Nazionale Presidi, un’opinione sulla vicenda di Mezzolombardo e sulla didattica a distanza. Leggi l’intervista qui.