L’eredità di Silvestrini, cardinale al servizio della Chiesa e dei giovani
Il 29 agosto 2019 si è spento in Vaticano a 95 anni il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali. Nato a Brisighella (Ra) il 25 ottobre 1923, era entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1953, svolgendo per lunghi anni incarichi diplomatici di crescente e alto livello. Strettissimo collaboratore dei segretari di Stato Domenico Tardini e Amleto Giovanni Cicognani, cooperò fruttuosamente con l’arcivescovo Agostino Casaroli nel periodo dell’Ostpolitik.
Nel 1973 fu nominato sotto-segretario del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa, il “ministero degli Esteri” della Santa Sede, dove poi assunse l’incarico di segretario nel 1979 con la promozione all’episcopato. In questa veste guidò nel 1979 la delegazione della Santa Sede per la revisione del Concordato lateranense fino alla firma dell’Accordo del 18 febbraio 1984.
Creato cardinale da Giovanni Paolo II nel concistoro del 28 giugno 1988, fu prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e successivamente, dal 1991al 2000, guidò la Congregazione per le Chiese Orientali.
Nell’omelia pronunciata ai funerali in San Pietro il 30 agosto, il celebrante cardinale Re, riferendosi alla sua lunga carriera in Vaticano ha sottolineato che “quanto da lui fatto resterà negli annali della Santa Sede”. Ma del cardinale Achille Silvestrini occorrerà ricordare anche la sua figura carismatica nella cultura e nella formazione dei giovani. Maestro e padre spirituale di decine di ragazzi, studenti e studentesse – accolti dal liceo e condotti fino all’università e oltre – sono stati da lui e dai suoi collaboratori formati e orientati a Villa Nazareth, la struttura nata nel 1946 ad opera del cardinale Tardini e da Silvestrini amorevolmente portata avanti. Se nel dopoguerra le condizioni dei bambini ospitati erano di indigenza materiale, è stato il prelato romagnolo a capire che altri, di segno intellettuale, erano i bisogni e le attese della generazione successiva. Dai corsi di lingue e di informatica a quelli di teologia, dagli scambi con l’estero agli incontri con personaggi eminenti della Chiesa, della politica e della cultura, Villa Nazareth è stata senz’altro il fulcro della sua azione formativa e pastorale. Un impegno portato avanti quotidianamente, con l’ascolto personale degli studenti e l’attenzione ai loro problemi, seguendo il filo proposto da due parabole evangeliche. Quella dei talenti, che ciascuno riceve e amplifica per il bene degli altri. E quella, forse meno proclamata ma ugualmente messa in pratica, del fico che non produce frutti, a cui va dato del tempo in più per maturare e farli. Incoraggiamento, ascolto, sostegno e speranza. È questa la lezione educativa che lascia come sua eredità il cardinale Achille Silvestrini.
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