L’AIMC durissima sui tagli alla scuola

Con un comunicato forte nei contenuti l’AIMC, storica associazione dei maestri cattolici, attacca la politica del governo sulla scuola: “Ancora una volta”, si legge nel comunicato, “tagli pesanti alle risorse di personale si riversano sulla scuola, minandone l’organizzazione, l’offerta formativa, il dialogo progettuale con il territorio e, di conseguenza, il suo stesso valore istituzionale”.

Nel merito l’AIMC fa notare al governo di rispondere ai problemi posti dalla sempre maggiore complessità delle classi e alla difficoltà di tipo educativo e relazionale “con dati statistici e con raffronti nazionali e internazionali non sempre adeguatamente contestualizzati, nascondendo il grosso disagio delle comunità professionali che vedono frammentate le proposte educative a causa di orari rigidi e compressi, poco rispettosi dei tempi di apprendimento e dei ritmi di crescita di ciascun alunno”.

Dopo questa decisa presa di posizione l’AIMC avanza una proposta, che ha però anche l’aria di una sfida: “A distanza di tre anni dalla riorganizzazione della rete scolastica e dalla razionalizzazione delle risorse umane”, si legge nella nota, si avverte “l’esigenza di dare avvio a un serio e puntuale monitoraggio di ciò che sta accadendo, che chiami in causa il Ministero, le Regioni e tutti quegli interlocutori istituzionali che hanno e avranno peso nella governance territoriale. Si teme, infatti, che nel rapporto Stato-Regioni sulla materia concorrente non vi sia un piano di condivisione e di progettualità”, come dimostra il contenzioso in atto.

La questione centrale – sottolinea il presidente nazionale Desideri – è quella delle modalità di attribuzione del personale alle scuole: “È urgente realizzare un’approfondita riflessione sui parametri con i quali costituire un organico funzionale d’istituto, capace di garantire alle scuole un livello accettabile di stabilità organizzativa e progettuale, mediante l’assegnazione di risorse che prenda in carico, oltre al tempo frontale curricolare, anche indici di progettazione scolastica e di complessità delle differenti realtà territoriali, valorizzando l’autonomia delle singole scuole”. E ciò “per il bene della scuola tutta”.