La sterilizzazione del 10%

La storia italiana dei concorsi ha sempre avuto nel suo DNA le graduatorie di merito da salvare.

Esaurito un concorso e assegnati i posti ai vincitori, rimaneva sempre una graduatoria dei non vincitori, la cosiddetta graduatoria di merito, formata dai candidati che, pur avendo superato le prove concorsuali, non erano riusciti a collocarsi in posizione utile per vincere.

Nella scuola ci sono stati sempre questi ‘quasi vincitori’ che in qualche modo era opportuno (socialmente, politicamente, economicamente) salvare. Come?

Prolungando la validità della graduatoria di merito di un anno o due, e ritardando per un tempo uguale il bando di altri concorsi, si assegnavano nuovi posti disponibili anche ai ‘quasi vincitori’.

In questo modo, scorrendo le graduatorie, erano accontentati (quasi) tutti: i non vincitori che riuscivano ad ottenere un posto in extremis, l’Amministrazione scolastica che risparmiava sui costi dei concorsi non effettuati, certi politici che si erano battuti per strappare la leggina di proroga ad hoc, i sindacati che sollecitando le leggine attiravano le simpatie dei quasi vincitori.

Gli unici a non essere contenti erano i neo laureati che, in attesa di nuovi concorsi, erano costretti ad attendere, accontentandosi di un lavoro precario oppure cercando occupazione altrove.

Il caso estremo di queste graduatorie prorogate si è avuto con i concorsi del 2000, quando la legge sul reclutamento aveva disposto che le graduatorie di merito fossero valide fino a nuovo concorso.

E così, con graduatorie di merito di lunghezza infinita che bisogno c’era di bandire nuovi concorsi? Bastava scorrere le graduatorie giù, sempre più giù, fino all’ultimo candidato non vincitore.

Per quasi 12 anni le immissioni in ruolo sono state disposte con quelle vecchie graduatorie, prima che l’ex ministro Profumo (fresco di nomina al vertice di Banca Intesa, auguri), ponendo fine a questo scorrimento delle sempre più vecchie graduatorie, varasse finalmente nuovi concorsi.

La legge 107/15 ha deciso di mettere un freno alle graduatorie di merito con una vera e propria sterilizzazione. Come?

Il comma 113, lettera g), a proposito della graduatoria finale del concorso, ha disposto che «La predetta graduatoria è composta da un numero di soggetti pari, al massimo, ai posti messi a concorso, maggiorati del 10 per cento» .

Significa che le graduatorie di merito con tanti ‘non vincitori’ non esisteranno più. Al loro posto vi saranno delle mini-graduatorie di merito con un numero ridottissimo di iscritti.  E i non inseriti non avranno nemmeno il riconoscimento di una posizione di merito. Dovranno ricominciare da capo…