La scuola è viva: ma dopo il Coronavirus non sarà più la stessa

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Preso atto della positiva reattività del sistema scolastico nel suo complesso alla sfida della sospensione delle attività didattiche ordinarie imposta dalla necessità di bloccare l’avanzata del Coronavirus, va anche detto che la risposta delle singole scuole non è e non potrà essere la stessa dappertutto.

In alcuni casi la didattica online era già in sperimentazione, in altri si è visto che è relativamente facile mettere in comunicazione gli insegnanti con gli alunni, ma non c’è dubbio che questo sarà comunque un anno scolastico atipico, che avrà un andamento asimmetrico, perché accanto alle punte d’eccellenza (anche tecnologica) di alcune scuole ci saranno anche situazioni problematiche, soprattutto – come segnala Chiara Saraceno in un articolo su Repubblica – dove il contesto sociale e familiare degli studenti è più povero e/o fragile.

Per questo la valutazione dell’apprendimento alla fine di questo anno scolastico anomalo, che non ha precedenti in Italia salvo che in tempo di guerra, non potrà che essere riferita a quanto ciascuno studente avrà potuto fare nelle diversificate condizioni date. Dovrà essere dunque fortemente personalizzata e sostanzialmente non selettiva anche nella scuola secondaria superiore perché non potrà fare riferimento a uno standard uguale per tutti.

Anche le prove scritte dell’esame di maturità dovranno essere opportunamente dimensionate e rapportate a quanto sarà stato mediamente possibile fare in classe e con la formazione a distanza, mentre per la prova orale sarà importante la voce dei membri interni della Commissione.

E’ in corso una imponente fase di autoapprendimento sul campo delle tecniche di insegnamento e apprendimento a distanza, al quale sta dando un contributo anche Tuttoscuola che attraverso l’iniziativa di solidarietà #LaScuolaAiutaLaScuola sta formando – anche grazie al coinvolgimento di istituti scolastici di eccellenza come l’IC Ungaretti di Melzo e l’Istituto Martini di Mezzolombardo – circa 9 mila docenti, ed è solo l’inizio. Questa fase di autoapprendimento si sta rivelando più efficace di qualunque corso del PNSD: a proposito, ma se la situazione che si riscontra oggi è così diversificata tra i territori e all’interno dei singoli territori, quale ruolo ha svolto e quali risultati ha prodotto questo piano pluriennale che ha canalizzato risorse significative? Quando l’attuale fase si sarà conclusa, in coincidenza con il superamento del rischio Coronavirus, la scuola non potrà ricominciare “come prima”. Cresceranno le esperienze di flipped classroom, i ‘compiti a casa’ si integreranno con la didattica in presenza, la tecnologia renderà più facile il rispetto dei diversi stili e tempi di apprendimento degli studenti, l’uso in classe a fini didattici del computer e anche dello smartphone (riabilitato da molti docenti che l’avevano finora detestato) si rivelerà vantaggioso per tutte le discipline. Insomma, la scuola ci sarà ancora, con le sue aule e i suoi insegnanti, ma dopo il Coronavirus non sarà mai più quella che finora abbiano conosciuto.