La scuola di Tremonti

Ripristinare i voti nelle scuole elementari e medie, tornare al maestro unico, cambiare i libri di testo solo ogni 5-10 anni. E soprattutto cancellare la cultura (ma intende subcultura) del sessantotto, che è all’origine del “casino” che regna nella scuola italiana.

Ecco, in sintesi, alcune opinioni su ciò che si dovrebbe fare nella scuola italiana, espresse dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in un’intervista al quotidiano “La Padania” del 12 agosto 2008.

Il giornalista che intervista Tremonti, Carlo Passera, precisa che il ministro parla “non come ministro dell’Economia ma come uomo di cultura e di idee, come politico e come professore universitario“, ma non c’è dubbio che le opinioni espresse dal titolare del ministero che ha inferto alla scuola il più robusto salasso finanziario di tutta la sua storia siano destinate a scatenare polemiche.

Dietro le motivazioni culturali avanzate da Tremonti per giustificare le sue richiesta (l’ambiguità e la “strutturale imprecisione” dei giudizi, la confusione che essi creano tra i genitori, il contenzioso che spesso ne consegue, il disinteresse del “kombinat buroscolastico” per i reali interessi degli allievi e delle loro famiglie) potrebbe stare infatti un suggerimento alla collega di governo Gelmini su come realizzare le forti economie imposte al ministero dell’Istruzione dal recente decreto legge 112, ormai convertito in legge valida per i prossimi tre anni: tornare a “prima dei giudizi” potrebbe voler dire anche “tornare alla maestra (o maestro) unico”, e “risparmiare” in prospettiva alcune decine di migliaia di insegnanti…

Tremonti non lo dice esplicitamente, ma il suo accenno alla caduta del prestigio dell’insegnante agli occhi della famiglia (“Si figuri poi quando sono quattro!“), dovuto anche alla soppressione dei voti, lascia intendere che l’operazione “Sessantotto in soffitta” potrebbe andare proprio in quella direzione.  Certo è che l’esternazione del superministro dell’Economia non sembra destinata a facilitare il dialogo tra il ministro Gelmini e i sindacati…