La scuola all’ultimo banco

Prendiamo in prestito il titolo dell’ultimo libro di Giovanni Floris, Ultimo banco(Solferino editore, aprile 2018), per indicare in sintesi la posizione che alla scuola è stata assegnata nel dibattito politico sviluppatosi in Italia dopo le elezioni del 4 marzo 2018. Nessuna delle principali forze politiche ha collocato la politica scolastica tra le priorità programmatiche, né risulta che se ne sia parlato nel corso dei contatti che sono intercorsi tra i partiti alla ricerca dell’introvabile maggioranza parlamentare richiesta dal presidente Mattarella per affidare l’incarico di formare il governo.

Si è parlato, quando si è profilata l’ipotesi di un accordo (“contratto” nella neolingua dei 5Stelle) tra il centro-destra e il M5S, di reddito di cittadinanza, di flat tax, di legge Fornero, di politica estera, di immigrazione, peraltro con variazioni sul tema, dovute alla natura composita del centro-destra e alla spericolatezza tattica del ‘capo politico’ dei pentastellati Luigi Di Maio, alla ricerca di una maggioranza a sostegno di un governo da lui stesso presieduto. Una maggioranza purchessia, visto che poi il “contratto” – senza mai entrare nel merito dei contenuti – è stato offerto anche al Partito Democratico. Ma in questi passaggi non si è parlato mai di scuola, se si eccettua qualche generica promessa di porre rimedio alle ‘storture’ della Buona Scuola in materia di stabilizzazione degli insegnanti (ed eliminazione dell’odiato algoritmo, come promesso in campagna elettorale).

Il fallimento del tentativo di formare una maggioranza sulla base di un accordo tra i ‘vincitori’ delle elezioni, e il rifiuto del PD di sottoscrivere il “contratto” (in bianco?) proposto da Di Maio, aprono la strada a ipotesi diverse, allo studio del presidente Sergio Mattarella. Il quale sicuramente – come ha fatto costantemente da quando è stato eletto, e più volte anche negli ultimi due mesi, dopo le elezioni – non mancherà di richiamare l’attenzione delle forze politiche proprio sull’importanza prioritaria di un grande, serio e solidale investimento, etico-sociale ancora prima che economico, sulla scuola che, come disse in occasione dell’apertura del corrente anno scolastico, “costituisce una grande e centrale questione nazionale”. Perché “A scuola si disegna il futuro”.

Parole sagge, che rischiano di essere coperte dagli strepiti di una nuova competizione elettorale di tutti contro tutti. La settimana che comincia oggi aiuterà a capire.