La piazza, i tribunali e i tavoli concertativi: strategie sindacali per spending review

Prima dell’approvazione del decreto legge sulla spending review il mondo della scuola era con il fiato sospeso per il timore che si concretizzassero tagli disastrosi per l’istruzione, ma, dopo lo scampato pericolo, i sindacati del settore hanno comunque preso posizione contro la manovra per evitare o contenere le residue disposizioni negative sulla scuola.

Con forme nettamente differenziate di azione sindacale di contrasto, che potremmo sintetizzare in tre parole: la piazza, i tribunali, i tavoli di confronto.

La Flc-Cgil, attraverso il suo segretario generale, ha annunciato durissime iniziative di protesta perché tra utilizzo degli esuberi, riconversione dei docenti idonei in personale Ata e rientri in patria di personale all’estero non verrebbero riconfermati circa 15 mila precari.

“Ritengo necessario – ha dichiarato Pantaleo – che a settembre venga proclamato uno sciopero generale su una piattaforma rivendicativa alternativa alle politiche devastanti del governo Monti che fanno aumentare disoccupazione, precarietà e disperazione sociale”.

La Cisl-scuola, invece, pur preoccupata per gli effetti della manovra, chiede confronto e contrattazione, prima di mettere in campo le mobilitazioni.

Sono ancora molte le cose che non vanno nel decreto sulla revisione della spesa, anche se è rientrata l’ipotesi di dimezzare i collaboratori scolastici, così come quella di impiegare i docenti in esubero per coprire le supplenze brevi in ambito regionale – recita un comunicato Cisl-scuola. Restano, però, altre misure fortemente penalizzanti per i lavoratori della scuola, mentre si interviene in modo unilaterale su materie che da sempre sono affidate alla contrattazione.

Per queste ragioni la Cisl Scuola – in stretto raccordo con le altre categorie del lavoro pubblico – manterrà comunque alta la vigilanza e l’iniziativa nella fase di conversione in legge del decreto, convinta che la concertazione con le parti sociali e le sedi negoziali devono essere fortemente valorizzate se davvero si vuole un’efficace revisione della spesa, e non un’ottusa e ingiusta politica di tagli lineari”.

C’è infine una terza via, oltre a quella della piazza e del tavolo di confronto: è quella adottata dall’Anief che ha annunciato una raffica di ricorsi contro la spending review con l’intenzione di portare gli atti applicativi del decreto davanti al Tar o ai giudici del lavoro.