Deleghe Buona Scuola, Istruzione professionale: ecco la sua nuova identità

Deleghe Buona Scuola, i decreti applicativi/7

In coerenza con le indicazioni contenute nella legge 107 lo schema di decreto legislativo riguardante l’istruzione professionale ne ridefinisce le finalità, gli indirizzi e i percorsi in raccordo con quelli dell’istruzione e formazione professionale di competenza regionale. Prende così forma in modo più definito questo segmento dell’offerta formativa, e si nota lo sforzo di differenziarlo più chiaramente dall’istruzione tecnica, rispetto alla quale si erano verificate in passato non poche sovrapposizioni.

>> Il Governo vara le deleghe della Buona Scuola, ecco i testi dei decreti

Intanto lo schema di decreto definisce le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale come “scuole territoriali dell’innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione ed innovazione didattica”, dove l’accento cade sull’aggettivo ‘territoriali’.  

Il modello didattico, che è un 2+3 (in passato gli IPS erano articolati in 3+2) “è improntato al principio della personalizzazione educativa volta a consentire ad ogni studente di rafforzare e innalzare le proprie competenze per l’apprendimento permanente a partire dalle competenze chiave di cittadinanza, nonché di orientare il progetto di vita e di lavoro dello studente, anche per migliori prospettive di occupabilità”. A tal fine vengono aggregate nel biennio le discipline indicate negli assi culturali di cui al Decreto Fioroni del 22 agosto 2007 n. 139 sull’obbligo di istruzione, e si fa riferimento a “metodologie di apprendimento di tipo induttivo” organizzate in “unità di apprendimento”.

Il Profilo educativo, culturale e professionale dell’Istruzione professionale ( Pecup) “si basa su uno stretto raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni”, “si ispira ai modelli promossi dall’Unione europea” (a carattere duale, si precisa successivamente) e alla personalizzazione dei percorsi tramite il “Progetto formativo individuale.”

Comunque i percorsi di istruzione professionale hanno una durata quinquennale e si concludono con il conseguimento di diplomi di istruzione secondaria di secondo grado (maturità) che danno accesso agli istituti tecnici superiori, all’università e alle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica (indicati in questo ordine).

Gli indirizzi di studio sono i seguenti:

a)  Servizi per l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la silvicoltura;
b)  Pesca commerciale e produzioni ittiche;
c)  Artigianato per il Made in Italy;
d)  Manutenzione e assistenza tecnica;
e)  Gestione delle acque e risanamento ambientale;
f) Servizi commerciali;
g)  Enogastronomia e ospitalità alberghiera;
h)  Servizi culturali e dello spettacolo;
i)   Servizi per la sanità e l’assistenza sociale;
l) Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico;
m) Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.

La possibilità di articolare i percorsi, soprattutto quelli del triennio, in modo marcatamente flessibile, mette in evidenza l’obiettivo di fare della nuova Istruzione professionale, che opererà in stretto collegamento con i percorsi regionali di IeFP, il principale punto di riferimento formativo del mercato del lavoro locale per le qualifiche di livello medio a carattere esecutivo.

Leggi le nostre analisi dei decreti delegati:
 
Testi

Inclusione
– Inclusione: prima riflessione sulle innovazioni principali
Sostegno: il decreto delegato non garantisce la continuità didattica 
Ddl inclusione: che fine ha fatto la continuità didattica?

Istruzione professionale