La nuova Educazione Civica in bilico fra luci e ombre/2

di Vincenzo Lacava

L’insegnare-imparare a vivere e a convivere, in quanto tale, non può che imboccare la strada della interdisciplinarità. La Legge 92/ 2019[1] e le Linee Guida[2] prescrivono a chiare lettere che la progettazione delle attività e la valutazione del raggiungimento dei traguardi di competenze e degli obiettivi specifici dell’Educazione Civica debbano essere rispettivamente trasversali e collegiali.

Se, in effetti, i contenuti di qualsivoglia disciplina sono strumentali alla finalità educativa che consiste nella formazione globale della persona e nello sviluppo dello spirito critico, allora non si può non tenere presente ciò che ha concisamente scritto Giuliana Sandrone Boscarino, per cui “Gli obiettivi specifici di apprendimento delle diverse discipline, quando si concretizzano in competenze, cioè in atteggiamenti, comportamenti, giudizi, modi di vivere, trovano, quindi, nell’esercizio individuale e sociale dei valori della Convivenza civile la loro causa efficiente e la loro causa finale[1].

Questo è stato scritto nel 2004, ma già negli Anni Ottanta c’era chi si preoccupava di sottolineare l’ovvio apporto di tutte le discipline di studio nella formazione del Cittadino: “naturalmente l’educazione del cittadino non si fa soltanto nei periodi espressamente dedicati all’educazione civica, ma prende spunto ed efficacia nelle più diverse materie, dalla fisica alla educazione fisica, secondo connessioni che non è difficile immaginare”[2].

Se così non fosse, d’altronde, che senso avrebbe parlare delle Competenze Chiave europee di cittadinanza quali traguardi finali e trasversali a tutte le discipline[3]?

Nelle Linee Guida si sottolinea inoltre che la valutazione degli apprendimenti dell’Educazione Civica non deve, né può, intraprendere la via della classica verifica-misurazione disciplinare, in quanto essa deve riguardare il conseguimento delle competenze [4], e non l’acquisizione (fine a sé stessa) dei contenuti.

Alla luce di ciò, il Collegio dei Docenti potrebbe, per esempio, proporre una griglia valutativa di osservazione in situazione concreta, la quale, rilevando i sorgenti profili di competenza, il tranfer, permetterebbe di armonizzare valutazione dell’Educazione Civica e valutazione del Comportamento, pur mantenendoli distinti.

Del resto, se –come ha scritto J. Bruner- vi è apprendimento significativo e sviluppo delle competenze solo quando la conoscenza “scende nelle abitudini”[5], l’insegnamento-apprendimento trasversale dell’Ed. Civ. dovrà per forza di cose contemplare “obiettivi a lungo termine[6], naturalmente connessi anche agli aspetti comportamentali e, perciò, irriducibili a qualsivoglia sforzo di quantificazione, ma identificabili secondo prospettive narrative ed ermeneutiche.

Quando il libro di testo diventa un rifugio

Un altro aspetto che sembra stridere con quanto auspicato dalla Legge e dalle Linee Guida consiste nel fatto che circolano persino libri di testo specifici di Educazione Civica da far comprare agli studenti e da aggiungere ai testi disciplinari: un modo -a mio parere- tanto comodo (solo per l’insegnante) quanto meccanico di disbrigare la pratica delle 33 ore.

Se la Ed. Civica è un insegnamento trasversale, i cui temi sono già impliciti e latenti[7] in tutte le discipline curriculari, che senso ha adottare un curricolo addizionale e, ancora peggio, un ulteriore libro di testo, così come se fosse un’altra disciplina da aggiungere alle altre?

D’altronde, nei testi di ogni disciplina sono già intercalati vari capitoli di approfondimento ad hoc, nei quali la tematica in questione è impostata in senso interdisciplinare e contestuale agli argomenti disciplinari fino a lì trattati nel libro, in coerenza con le Indicazioni Nazionali[8].

Legge 92 e Linee Guida, peraltro, non parlano assolutamente di libro di testo da propinare agli studenti.

Beninteso, un libro del genere potrebbe al massimo essere utile all’insegnante come eventuale archivio cui attingere ulteriori tematiche da approfondire. Purché sviluppate a partire dagli argomenti della propria disciplina curriculare.

Gradualita/progressività e significatività

Non le Linee Guida, né la Legge 92, prevedono di circoscrivere, una volta per tutte, i vari argomenti per singolo anno scolastico.

Tanto per fare un esempio, in riferimento all’educazione alla Cittadinanza Digitale, infatti, il testo parla esplicitamente di abilità e conoscenze digitali essenziali, da sviluppare con gradualità [quindi, in modo iterativo, cioè “a spirale”, come direbbe Bruner]  tenendo conto dell’età degli alunni e degli studenti”[9].

All’Art. 8 C. 1, la Legge afferma poi che “L’insegnamento trasversale dell’educazione civica è integrato con esperienze extra-scolastiche, a partire dalla costituzione di reti anche di durata pluriennale con altri soggetti istituzionali, con il mondo del volontariato e del Terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva”; ora, se da una parte questo Comma è stato fatto oggetto di forte critica da parte del Prof. Claudio Giunta sulle pagine de L’Espresso[10], dall’altra esso fuga ogni dubbio sulla natura trans-disciplinare del nuovo insegnamento, non riducibile a meccaniche tassonomie nozionistiche distinte a-priori.

Semmai, una possibile circoscrizione dei contenuti per classe potrebbe tuttalpiù essere concepita per bienni e mono-ennio finale e, comunque, sempre in coerenza con le Indicazioni Nazionali.

Le critiche piovute sul Legislatore

E’ stato da più parti sottolineato che, nella Legge e nelle Linee Guida, vi sono delle contraddizioni che avrebbero contribuito ai fraintendimenti di cui abbiamo parlato fin qui.

Le incongruenze consisterebbero nel fatto che lo stesso Testo legislativo propone l’approccio trasversale alle discipline e, nel contempo, snocciola e inserisce ex abrupto, fra gli obiettivi, elenchi di nozioni particolari e dettagliate quali codice della strada (anziché proporre -per esempio- i più generali principi fisici della dinamica impliciti nell’Educazione Stradale), inno nazionale, bandiera tricolore, hate speech ecc.

In tale situazione, gli insegnanti si sarebbero ritrovati a fare da semplici esecutori delle indicazioni legislative.

Il Prof. Claudio Giunta, su questo ultimo punto, asserisce senza mezzi termini che, dopo aver letto il testo legislativo, si ha “l’impressione che, anziché di una disciplina scolastica, si stia parlando di un’ora di catechismo civile”[11].

Effettivamente, non è stata certo la scelta migliore quella di prescrivere alle scuole percorsi segmentati e isolati riferiti a singole conoscenze semplicemente perché, come ha affermato Maria Grazia Michelini, docente di Pedagogia Generale presso l’Università di Urbino: “Il baricentro dell’educazione alla cittadinanza sembra trovare difficilmente casa in formule circoscritte di insegnamento diretto, […] Il Parere del CSPI apre implicitamente al vero vulnus della legge in questione […] occorre recuperare il senso più ampio e autentico dell’educazione alla cittadinanza in un’ottica di formazione multilaterale dell’uomo e del cittadino all’interno del curricolo scolastico”[12].

In breve, secondo la Prof.ssa di Urbino, l’Educazione Civica dovrebbe piuttosto “sostanziarsi della formazione di abiti democratici […] e capacità di ragionamento morale”[13].

Una proposta

A mio parere, per conciliare da una parte l’esigenza ormai inderogabile di una conoscenza più approfondita e specifica delle tematiche civiche e dall’altra l’apprendimento degli argomenti curricolari, si potrebbe procedere in tre passi, il primo dei quali è già attuabile (e probabilmente già praticato in molti casi) a scuola.

  • Approccio interdisciplinare e duttilitàPartendo da spunti forniti dai già accennati argomenti impliciti alle discipline: per esempio, come suggerisce Sabino Cassese, si può introdurre l’argomento civico attraverso l’illustrazione e la riflessione su casi[14] incontrati ed estrapolati durante la trattazione della propria disciplina e poi ancorati, per analogia, a temi attuali.
  • Rivalutazione delle compresenze – Secondo Fulvio Cortese, professore ordinario di Diritto Amministrativo presso l’Università di Trento, “Il problema sorge quando si fanno presentazioni astratte, nelle quali i grandi princìpi della Repubblica vengono rappresentati e pre-concetti anziché agiti e contestualizzati”[15], sicché una lezione relativa all’Area 1 (quella giuridica), per esempio, se condotta dal solo docente di Diritto come se fosse un’ora a sé stante di approfondimento sulla Costituzione, rischia di ridursi a un’ora di analisi a-contestuale o di perorazione.

Tanto per cominciare, allora, onde evitare di proporre in modo unilaterale l’argomento, ci vuole la compresenza degli insegnanti di Diritto e di Storia: al primo spetterebbe l’analisi sincronica del testo giuridico, al secondo toccherebbero le considerazioni diacroniche e quindi il compito di rendere consapevoli gli alunni che la nostra Costituzione, o meglio tutte le Costituzioni, non sono feticci atemporali.

  • Una auspicabile revisione dei programmi – Si potrebbero rivedere un po’ i programmi: “studiare un po’ meno i Sumeri e un po’ più il Novecento. Fare meno storia delle battaglie e un po’ di più – ma poco – sulle costituzioni dei vari paesi. La scuola non deve rendere più buoni ma più intelligenti”[16].

È attraverso le discipline, insomma, che si deve parlare di Educazione Civica.

E gli spunti ce li offrono non solo i testi giuridici della storia, ma anche i filosofi e gli psicologi, i narratori e i poeti, i pittori e gli architetti, i fisici e i matematici, che hanno cercato di risolvere problemi le cui soluzioni si sono rivelate, in ultima istanza, funzionali al benessere civile.

Esempi di educazione civica agita attraverso le discipline

Una idea sul modo funzionale di introdurre i ragazzi di ogni età (poi, ovviamente, il tutto dipende dalla semplicità con cui gli insegnanti modulano l’argomento in base all’età degli studenti) alla riflessione sulle tematiche civiche attraverso le discipline curricolari, ci viene offerta di nuovo da Sabino Cassese.

Questi, nel già citato articolo consultabile sul sito www.lazione.it, afferma che “doveri e diritti vanno insieme… Posso soddisfare il mio diritto alla salute solo se io e gli altri consociati adempiamo l’obbligo tributario; ho libertà di esprimermi solo se le autorità non mi censurano; ho diritto di proprietà solo se gli altri si astengono dall’usare i miei beni. Fondamentale anche perché il binomio diritti-doveri, nato nelle costituzioni francesi del Termidoro, è stato a lungo dimenticato, ponendo l’accento solo sui diritti”[17].

Un discorso del genere sarebbe un ottimo punto di partenza per le classi prime della Scuola Secondaria di I e II Grado perché si legherebbe senza difficoltà a un concetto che, personalmente, adopero da oltre 20 anni nelle classi succitate per introdurre i ragazzi alla riflessione sulla Convivenza Civile; si tratta di una frase (tanto eloquente quanto precipua e concisa) di John Dewey : “Senza regole, niente gioco”[18].

Peraltro, il padre dell’attivismo pedagogico ha sempre sottolineato la finalità civica dell’educazione che, secondo lui, coincide con la formazione di menti capaci di contribuire autonomamente all’incremento della vita della società[19].

Tornando all’argomentazione del Giudice Emerito della Corte Costituzionale intorno al binomio diritti-doveri, l’argomento potrebbe essere affrontato (giusto per fare uno dei tanti esempi possibili) in storia allorquando si tratta dello scoppio della Rivoluzione Francese; si possono cioè leggere e analizzare i primi 17 articoli della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 (cioè una fonte documentaria diretta dell’evento in questione) e poi si lancia il quesito seguente:

Leggi attentamente i primi 17 articoli di questa Dichiarazione…, poi, a ogni diritto individua il corrispondente dovere implicito“.

Ovviamente l’esempio si può fare anche con il Bill of Rights, oppure con la Dichiarazione di Indipendenza americana e lo stesso problema può essere trattato anche in Letteratura come momento di comprensione del testo regolativo-legislativo in una classe IV di Scuola Secondaria di Secondo Grado.

Sempre poi per restare in tema, relativamente all’Area 1, una cosa è fare una lezione frontale e pre-confezionata del tipo oggi spieghiamo che cosa è un DPCM, e un’altra cosa accennare al concetto di legiferazione emergenziale nella Storia: parlando di Giulio Cesare, gli studenti potrebbero scoprire le analogie fra l’istituto della Dittatura nell’antica Roma Repubblicana e gli odierni DPCM.

Mi fermo qui per quel che concerne le non poche discipline curricolari attraverso le quali può essere trattato un argomento del genere perché ovviamente mi limito alle sole materie che insegno nel Triennio (Italiano, Storia), ma vorrei fosse chiaro che tale approccio consente di fare Educazione Civica senza sospendere la programmazione curricolare della propria disciplina.

Leggi la prima parte dell’articolo del professor Lacava

BIBLIOGRAFIA

  • Althusser, Ideologie ed apparati ideologici di Stato, in AA.VV., Bologna 1972 (anche Dedalo Libri, 1976).
  • S. Boscarino, La didattica laboratoriale, in “Scuola e Didattica”, La Scuola, Brescia, inserto n. 9/15 Gennaio 2004.
  • Bruner, La cultura dell’educazione, Feltrinelli, Milano 1997 (rist. 2001).
  • Sabino Cassese, Torna in classe l’educazione civica, in lazione.it
  • Castodi, Una bussola per la progettazione: competenze in materia di cittadinanza (Webinar), DeA Scuola 2020.
  • Simone Cosimi, Quel pasticciaccio brutto dell’educazione civica, 18 Dicembre 2019, in wired.it.
  • Dewey, Esperienza ed educazione, Firenze 1949.
  • Dewey, Scuola e società, La Nuova Italia, Firenze 1965.
  • Giunta, Diritto e Costituzione a scuola. Cosa fare? Cosa non fare? Sei domande a Fulvio Cortese, in www.claudiogiunta.it
  • Giunta, La fascista intelligente e l’educazione civica, in “il Mulino” n. 4/19, Società editrice il Mulino, Bologna 2019.
  • Giunta, L’educazione civica di Matteo Salvini? Un poker di bugie, in www.espresso.repubblica.it
  • Hamilton, Che cos’e l’educazione, Armando 2000.
  • Maria Chiara Michelini, Elementi di discussione critica sull’educazione alla cittadinanza nel curricolo scolastico, in “Pedagogia più Didattica”, Vol. 6, n. 1, aprile 2020, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento 2020.
  • Visalberghi, Insegnare ed apprendere. Un approccio evolutivo, La Nuova Italia, Firenze 1988 (III ristampa 1994).

SITOGRAFIA

RIFERIMENTI LEGISLATIVI

  • lgs 62/2017.
  • M. n.211/2010.
  • P.R. 122/2009.
  • Legge 92/2020.
  • Linee Guida per L’Educazione Civica, Ministero dell’Istruzione, giugno 2020.

[1] Cfr. G. S. Boscarino, La didattica laboratoriale, in “Scuola e Didattica”, La Scuola, Brescia, inserto n. 9/15 Gennaio 2004.
[2] A. Visalberghi, Insegnare ad apprendere. Un approccio evolutivo, La Nuova Italia, Firenze 1988 (III ristampa 1994), p. 101.
[3] Cfr. Linee Guida per L’Educazione Civica, cit., p. 1.
[4] Linee guida per l’Educazione Civica, cit., pp. 1, 5
[5] J. Bruner, La cultura dell’educazione, Feltrinelli, Milano 1997 (rist. 2001), p. 167.
[6] M. Castodi, Una bussola per la progettazione: competenze in materia di cittadinanza (Webinar), DeA Scuola 2020, p. 14.
[7] Ivi,  p. 2: “Si tratta dunque di far emergere elementi latenti negli attuali ordinamenti didattici e di rendere consapevole la loro interconnessione,  nel rispetto e in coerenza con i processi di crescita dei bambini e dei ragazzi nei diversi gradi di scuola”.
[8] Cfr. D.M. 211/2010.
[9] Legge 92/2019 Articolo 5 Comma 2. Il corsivo fra parentesi quadra è mio.
[10] C. Giunta, L’Educazione Civica di Matteo Salvini? Un poker di bugie, in www.espresso.repubblica.it/attualita/2019/08/06/news/l-educazione-civica-prima-insegniamola-al-governo-1.337582
[11] Cfr. C. Giunta, La fascista intelligente e l’educazione civica, in “il Mulino” n. 4/19, Società editrice il Mulino, Bologna 2019. L’intervista è consultabile sul sito www.rivistailmulino.it
[12] Maria Chiara Michelini, Elementi di discussione critica sull’educazione alla cittadinanza nel curricolo scolastico, in “Pedagogia più Didattica”, Vol. 6, n. 1, aprile 2020, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento 2020, pp. 41, 44. Il documento è consultabile sul sito  www.rivistedigitali.erickson.it. Il Corsivo fra parentesi quadra è mio.
[13] Ivi, p. 43.
[14] È questala direzione suggerita da Sabino Cassese, Torna in classe l’educazione civica, intervista consultabile sul sito www.lazione.it
[15] C. Giunta, Diritto e Costituzione a scuola. Cosa fare? Cosa non fare? Sei domande a Fulvio Cortese, in www.claudiogiunta.it
[16] C. Giunta, L’educazione civica di Matteo Salvini? Un poker di bugie, cit.
[17] S. Cassese, Torna in classe l’Educazione Civica, cit.
[18] J. Dewey, Esperienza ed educazione, Firenze 1949, p. 23.
[19] Cfr. ivi, pp. 23 e segg.

[1] Legge n. 92/2019, Art. 2, C. 1.
[2] Linee guida per l’educazione Civica, cit., p. 4.