La nuova Educazione Civica in bilico fra luci e ombre/1

Di Vincenzo Rocco Lacava

Quando si parla di Educazione Civica, sarebbe opportuno tenere presente che la scuola è una istituzione dello status quo, per cui il discrimine fra indottrinamento di Stato ed educazione allo spirito critico e/o alla cittadinanza democratica, non è sempre esplicito. Si pensi, per esempio, alla funzione conservatrice e catechizzatrice che l’insegnamento “civico” diretto ed esplicito svolge negli Stati autoritari. Del resto, David Hamilton, in un pregevole saggio pubblicato in Italia nel 2000, ci rammenta che l’istruzione è “uno strumento sociale a doppio taglio”[1] e, in quanto tale, può essere tanto un mezzo di oppressione e controllo sociale quanto una leva emancipatoria e liberatoria[2].

All’incipit del corrente Anno Scolastico, le scuole italiane si sono messe a lavoro per mettere in atto le Linee Guida relative alla Legge sull’Educazione Civica, la n. 92/2019.

Vorrei innanzitutto premettere che – a mio parer e- il Legislatore, con questa Legge, ha finito per ingabbiare, anche se non troppo (spiegherò più oltre il significato della locuzione anche se non troppo), l’educazione alla Cittadinanza/Convivenza Civile, che era già da diversi anni un insegnamento trasversale attuato più o meno implicitamente dagli insegnanti.

Non è tuttavia mia intenzione buttare l’acqua sporca con il bambino il bambino dentro perché, a un’attenta e pacata lettura della Legge e delle Linee Guida, ci si accorge che il Legislatore, ha cercato di armonizzare, da una parte, gli intenti ideali delle varie forze politiche presenti in Parlamento e, dall’altra, la natura flessibile e autenticamente trasversale dell’educazione alla Convivenza Civile ed ha quindi posto dei punti fermi per salvaguardare, dopo tutto, l’autonomia degli insegnanti nel co-progettare e nello svolgere le attività finalizzate al raggiungimento degli obiettivi transdisciplinari dell’Educazione Civica.

L’equivoco

Mi sembra però che a settembre, in non poche scuole, il problema sia stato affrontato alla stregua di una pratica da disbrigare entro la data di inizio delle lezioni, per cui la fretta ha probabilmente giocato un brutto scherzo.

Pare infatti che non tutti gli addetti ai lavori si siano accorti che le Linee Guida per l’Educazione Civica, sia pure in modo abbastanza verboso e vago, hanno comunque lasciata salva la facoltà dei Consigli di Classe, quindi degli insegnanti, nel programmare e riprogrammare-curvare (in itinere) i vari percorsi che questi saranno via via chiamati a esplicitare collegialmente.

Non a caso, nel testo si legge che “Nel tempo dedicato a questo insegnamento, i docenti, sulla base della programmazione già svolta in seno al Consiglio di classe con la definizione preventiva dei traguardi di competenza e degli obiettivi/risultati di apprendimento, potranno proporre attività didattiche che sviluppino, con sistematicità e progressività, conoscenze e abilità relative ai tre nuclei fondamentali sopra indicati”[3].

Eppure, quasi ovunque, le cose sono andate diversamente: il lavoro di aggiornamento del curricolo è stato affidato a commissioni ad hoc, che hanno poi presentato il pacchetto pre-confezionato ai vari Collegi dei Docenti i quali, invece di discutere e riflettere su tali proposte, si sono trovati nella condizione di prendere o lasciare.

A programmare gli argomenti in itinere sarebbero dovuti essere gli insegnanti interni al C.d.C. e non quelli delle commissioni incaricate ad aggiornare il Curricolo di E.C.

Questi ultimi avrebbero dovuto limitarsi a indicare i traguardi di competenze e gli obiettivi attesi da integrare nel curricolo d’istituto, invece che (pretendere di) calare frettolosamente dall’alto (e prescrivere per ogni classe) contenuti pescati dalle Linee Guida e sovrapposti alle discipline.

Le conseguenze concrete di un’operazione del genere sono state fondamentalmente due:

  • l’introduzione di ulteriori balzelli burocratici e di rigide prescrizioni programmatiche;
  • i nuclei tematici sono stati preconfezionati e catalogati alla guisa di argomenti decontestualizzati dalle materie di studio e incapsulati, quindi sono stati calati sui C.d.C. per dover essere infine somministrati in vitro alle classi.

Aggiornare, non aggiungere

La Legge e le Linee Guida, inoltre, non contemplano l’elaborazione di un nuovo curricolo (separato) ad hoc, ma sottolineano più volte che le scuole sono chiamate ad aggiornare e integrare[4], “in coerenza con le Indicazioni nazionali[5] i curricoli d’istituto già esistenti, esplicitando/codificando i nuclei trasversali di Convivenza Civile già impliciti[6] in tutte le discipline:

“La trasversalità dell’insegnamento offre un paradigma di riferimento diverso da quello delle discipline. L’educazione civica, pertanto, supera i canoni di una tradizionale disciplina, assumendo più propriamente la valenza di matrice valoriale trasversale che va coniugata con le discipline di studio, per evitare superficiali e improduttive aggregazioni di contenuti teorici e per sviluppare processi di interconnessione tra saperi disciplinari ed extradisciplinari[7]

Un sistema a rischio saturazione

Il non aver colto a pieno l’aspetto trans-disciplinare insito nella Legge e nelle Linee Guida, ha portato, in molti casi, alla stesura di curricoli aggiuntivi corredati di elenchi tassonomici di abilità e conoscenze del tutto avulse dal contesto degli argomenti previsti dalle Indicazioni Nazionali (e dalle Linee Guida dell’Istruzione Tecnica e Professionale) per ciascun anno di corso. Tutto ciò ha avuto appunto l’effetto di appesantire il sistema, nella indifferenza generalizzata e nell’accettazione passiva di quasi tutti gli attori della scuola.

Si è finiti, in pratica, col sovraccaricare ulteriormente un sistema, quello della scuola italiana, già intasato da non pochi meccanismi burocratici preesistenti. A tal proposito, mi viene in mente quanto il prof. A. Calvani scrive riguardo al sovraccarico di ruoli e obiettivi (per di più, non sempre definiti in modo rigoroso) di cui la Scuola Italiana è stata oberata negli ultimi anni:

scuola efficace […] vuol dire capace di conseguire gli obiettivi che si propone[…] la scuola è un’agenzia tra le altre; deve allora prima di tutto delimitare adeguatamente il proprio ambito di competenza […] la scuola, al pari della memoria di lavoro, ha uno span limitato e agisce con un suo sistema ecologico; l’introduzione di un elemento nuovo relega nello sfondo o comunque ristruttura e riduce la rilevanza degli altri”[8].

[1] D. Hamilton, Che cos’è l’educazione, Armando, Roma 2000, pp. 13, 57. Il corsivo fra parentesi è mio.
[2] Cfr. ibidem.
[3] Linee Guida per l’Educazione Civica, Ministero dell’Istruzione, Giugno 2020, p. 4.
[4] Cfr. Linee Guida per L’Educazione Civica, cit., pp. 1, 3.
[5] Legge 92/2019, Art. 3, Comma 1.
[6] Cfr. Linee Guida per l’Educazione Civica, cit. p. 1.
[7] Ivi, p. 3.
[8] Cfr. A. Calvani, Teoria del carico cognitivo, doc. in formato pdf scaricabile dal sito www.isissgobetti.it

Pubblicheremo la seconda parte dell’intervento del prov. Lacava sull’Educazione Civica martedì, 12 gennaio, non perderlo!