La mente ostile. Un saggio di Milena Santerini

L’ultimo lavoro di Milena Santerini, docente di Pedagogia generale all’Università Cattolica di Milano, vicepresidente della fondazione Memoriale della Shoah di Milano e, da gennaio 2020, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo –  ma anche attiva parlamentare del gruppo Demos-Centro Democratico nella legislatura 2013-2018 – è uno straordinario viaggio nell’universo dell’odio in tutte le forme in cui esso si è manifestato nella storia umana, ma è soprattutto una mappa delle forme in cui esso si esprime nel mondo contemporaneo e un appello a (ri)conoscerlo e ad combatterne le nefaste conseguenze.

Il volume, intitolato La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo (Raffaello Cortina Editore, Milano, 2021), è diviso in sette capitoli, il primo dei quali presenta una aggiornata panoramica degli studi che diverse discipline (dalle neuroscienze alla genetica alla psicologia cognitiva) stanno conducendo sull’origine del sentimento dell’odio nel cervello umano e che convergono sull’idea che l’istintiva e ancestrale paura dell’altro – “l’atteggiamento di difesa dell’uomo primitivo davanti a un possibile pericolo dato dalla diversità” -, poi riemersa in varie forme nella storia, può essere governata razionalmente perché se è vero che “la mente modella la cultura, anche la cultura modella la mente”. 

Nei capitoli successivi vengono analizzate le manifestazioni dell’odio in diversi ambiti: per primo quello, attualissimo, della rete internet, regno degli haters anonimi, delle fake news e dei trolls, dietro i quali si nascondono spesso interessi economici o politici; un fenomeno che, al di là degli ormai improrogabili interventi degli Stati per spingere i social networks a individuare e bloccare i contenuti che esprimono odio, può essere combattuto a fondo solo sul terreno culturale ed educativo. Segue un capitolo dedicato all’odio collettivo, di cui il Novecento ha fornito spaventose testimonianze, dalla Shoah (sterminio) contro gli ebrei al genocidio dei khmer rossi in Cambogia a quello degli hutu a danno dei tutsi in Ruanda. Ma molti sono i luoghi del mondo dove attualmente si combatte e si uccide odiando l’avversario, dal Medio Oriente all’Africa al Sud-Est asiatico. Solo le società aperte riescono a trovare modi di convivenza civile tra i diversi e a difendersi dai “neorazzismi”, esaminati nel quarto capitolo, denso di esempi che riguardano anche l’Europa, dove il “nemico” sono spesso gli immigrati o gli zingari e gli USA, dove riemergono pulsioni e aggressioni suprematiste verso i neri e altre minoranze, cui si contrappongono, non solo per autodifesa, le componenti più radicali di movimenti come black lives matter.

Gli ultimi tre capitoli del libro sono dedicati, rispettivamente, a come fronteggiare le riemergenti tendenze antisemite, all’odio contro le donne e i sessualmente diversi, e al “sentimento antimusulmano”, fortemente cresciuto nel mondo a partire dall’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri gemelle.

La lezione che si trae da questo bel libro, frutto non solo della competenza scientifica dell’autrice ma di una autentica passione civile per la tematica trattata, è un ammonimento ai decisori politici di tutto il mondo affinché investano nell’istruzione dei giovani, perché l’odio alberga soprattutto, anche se purtroppo non solo e non sempre, nelle società a più basso livello di scolarizzazione e di consapevolezza culturale.   

O. N.