La guerra del tutor/2. Oltre la destra e la sinistra

La confusione è senza dubbio notevole, ed è probabilmente accentuata dal fatto che sulla politica scolastica entrambi gli schieramenti puntano ad acquisire vantaggi elettorali. Così i toni appaiono spesso forzati, legati agli attuali ruoli di governo e opposizione. Il rischio è che essi siano strumentali, e che magari, a maggioranza e minoranza invertite, anche le argomentazioni cambino, e magari si rovescino, col ritorno di “destra” e “sinistra” a lidi più tradizionali.
Ma non sarebbe meglio cercare di individuare, se non una terza via, almeno un minimo terreno di convergenza strategica? Per esempio: non sarebbe il caso di ridurre all’essenziale le “Indicazioni Nazionali“, ora confuse e pletoriche, definendo a livello centrale pochi e chiari standard di apprendimento per le diverse discipline ai vari livelli? E non sarebbe meglio, dopo aver chiarito centralmente quali sono i livelli di apprendimento attesi, lasciare alle scuole di decidere autonomamente le forme organizzative della didattica?
E quale insormontabile difficoltà ci sarebbe (se non derivante dal fumus della politique politicienne) ad accettare l’idea che nel team dei docenti ce ne sia uno che si fa carico delle varie funzioni tutoriali, come vuole il decreto legislativo, e che magari quell’uno non sia sempre lo stesso per tutti gli allievi della classe? Il centro stabilisce che la funzione va esercitata. Le istituzioni scolastiche, la comunità docente, decidono chi la esercita. Soluzioni di buon senso, che a noi non sembrano né di destra né di sinistra. Però utili a far uscire la scuola da una guerra che rischia di non essere vinta da nessuno.