L’A.Ge. e la riforma Moratti

“Facendo seguito alle richieste di una presa di posizione avanzateci da più parti, sia interne che esterne all’associazione, ritengo opportuno riepilogare la linea di pensiero dell’A.Ge. …”
Ha preso carta e penna e ha scritto ai principali organi di stampa Maurizio Salvi, presidente dell’A.Ge., la storica Associazione Italiana Genitori, che in effetti in questi mesi non ha fatto sentire molto la sua voce, a parte l’intervento chiaro e documentato di Giovanni Richiedei a “Ballarò”, forse anche perché quando il clima si fa polemico e ideologico e la dialettica “urlata”, la voce di chi è abituato a esprimere il proprio pensiero con pacatezza e moderazione rischia inevitabilmente di non emergere.
E allora che ne pensa l’A.Ge. della riforma scolastica della Casa delle libertà? Salvi, a scanso di equivoci, parla subito di elementi di pregio ma anche di motivi di perplessità. Tra i primi, “ci piace il forte richiamo ai valori, lo spazio dato all’educazione dei giovani e alle famiglie”. Per il presidente dell’A.Ge. questa non è solo un’enunciazione di principio, ma gli va attribuita una valenza molto concreta: “Un Dirigente scolastico, che è garante del rispetto delle leggi dello Stato all’interno dell’istituzione scolastica, non si sentirà forse interpellato da disposizioni normative che tracciano in modo così preciso il contesto di valori all’interno del quale muoversi?”.
Pollice alzato anche per uno dei punti chiave del progetto morattiano, il maestro tutor: “ci piace la figura di un maestro a cui fare riferimento, una figura che sia portavoce del team di insegnanti e interlocutore competente quando si tratta di fare le scelte giuste che riguardano la carriera scolastica dei nostri figli”. E poi “ci piace la struttura composita di obbligatorio e facoltativo, che ci consentirà forse di far quadrare il difficile bilancio dell’organizzazione familiare, con i figli da accompagnare, riprendere e accompagnare ancora”.
Se dunque l’associazione genitori approva molte delle scelte di fondo della Moratti, non mancano però i motivi di preoccupazione soprattutto per la concreta attuazione della riforma.
“Settembre si avvicina e proporzionalmente crescono le ansie degli operatori della scuola”, scrive Salvi. “È urgente fare chiarezza sul tempo mensa: quelle dieci ore diventano effettivamente due ore quotidiane di sola mensa e ricreazione, oppure vi si potrà prevedere anche qualcosa d’altro?”.
E poi le risorse. “Per un anno resteranno confermati gli organici, è scritto, ma che succederà dove si formano nuove classi, o dove le famiglie richiedano più tempo scuola? Ancora: se le risorse finanziarie destinate in origine a sperimentare l’autonomia, sono state in gran parte destinate a sostenere il processo di riforma, dove troveranno le scuole i finanziamenti necessari per retribuire esperti esterni e ampliare così l’offerta formativa?”.
“Come non restare perplessi, conclude Salvi, di fronte a un Paese che nel breve volgere di tre anni ha messo mano a due riforme della scuola diverse tra di loro e senza essere ancora riuscito ad attuarne alcuna? Preoccupa che l’agitato dibattito politico e l’appressarsi della fine delle legislature induca i governi a varare riforme affrettate e scarsamente condivise. Meglio sarebbe uscire dalle ideologie e disegnare insieme il futuro migliore per i nostri giovani”. Una voce che sembra destinata a rimanere inascoltata.