Invalsi, Maragliano e l’ossessione della performance

Lo abbiamo già scritto, ma il clamore suscitato dall’esito della rilevazione Invalsi per il 2021 ci induce a ripeterci: la mappa delle disuguaglianze fornita dall’Invalsi è utile, anche se i suoi risultati non sono sorprendenti, essendo stati nella sostanza anticipati da almeno 50 anni dalle intuizioni e dagli studi di Aldo Visalberghi e negli anni Ottanta e Novanta dai ricercatori del Cede (Centro Europeo dell’Educazione), progenitore dell’attuale Invalsi.

Il fatto è che da allora non è mai cambiata in Italia, per usare le parole di Roberto Maragliano in un suo recente intervento su Facebook, la “disposizione gerarchica degli indirizzi scolastici”, frutto dell’“impianto ottocentesco, aristocratico, centralistico, autoritario” della nostra scuola. Non poteva certo essere la DaD a cambiare questo assetto.

Secondo Maragliano, che lo sostiene da molti anni, per cambiare davvero occorre “uscire da una concezione libresca del sapere scolastico (e universitario), la stessa che legittima autoritariamente l’oggettività delle rilevazioni e che contemporaneamente consente ai commentatori interni ed esterni, sufficientemente e molto interessati (di disinteressati non ce ne sono), di dire che è tutta colpa della DaD”.

In quest’ultimo passaggio si coglie un accento marcatamente critico verso l’oggettività delle rilevazioni, che è un’obiezione spesso rivolta, nel dibattito internazionale, ai teorici e ai gestori della misurazione quantitativa di performance standardizzate (“performatività”), costitutivamente orientata a produrre classifiche sulla base di test sulle cosiddette ‘competenze’ (in realtà prestazioni) relative ad alcune aree ritenute (soprattutto dagli economisti dell’istruzione) fondamentali per lo sviluppo economico delle società contemporanee.

D’altra parte, occorre tener presente che la svolta dell’Invalsi in questa direzione avvenne a partire dal 2007 (Ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, dell’Istruzione Beppe Fioroni), quando alla guida dell’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema scolastico furono preposti due economisti di provenienza Bankitalia (Piero Cipollone, 2007-2011, e Paolo Sestito, 2011-2013) e alla responsabilità dell’area Prove lo statistico Roberto Ricci (dal 2012).

(O.N.)

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