Intese Stato-Regioni sui percorsi professionali: prova d’orchestra?

Con le ultime firme apposte dai presidenti delle Regioni Sardegna, Veneto ed Emilia-Romagna, e dal tandem di sottosegretari Aprea-Viespoli per conto dei rispettivi ministeri MIUR e Welfare, si è finalmente completato il quadro delle Intese sottoscritte dallo Stato con tutte le Regioni, in attuazione dell’accordo-quadro varato dalla Conferenza unificata il 19 giugno 2003. Tutti i testi sono pubblicati nel sito del MIUR www.istruzione.it.
Ora i corsi, in molti casi già partiti, possono collocarsi in un quadro che, almeno sulla carta, dovrebbe offrire garanzie di omogeneità, essendo stato definito a livello nazionale con il citato accordo del 19 giugno. Come era prevedibile (“Tuttoscuola” lo aveva già anticipato nello scorso mese di luglio, dopo l’uscita delle prime Intese) la sperimentazione dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale partirà nelle diverse Regioni in ordine sparso, perché non potrà fare, almeno all’inizio, riferimento a modelli e standard minimi nazionali, non ancora disponibili.
Ora sembra che la commissione tecnica mista incaricata di redigerli sia in procinto di consegnare il suo lavoro, frutto di faticose mediazioni tra Regioni orientate in modo assai diverso, soprattutto sul punto chiave della integrazione tra i sistemi, e unite solo nel difendere il loro “spazio” nei confronti dei rappresentati dei due Ministeri. L’unico punto in comune, oltre alla durata triennale dei corsi (ma la Lombardia già pensa alla formazione professionale superiore), è l’impegno al “progressivo adeguamento” dei percorsi agli standard minimi nazionali, che compare in tutte le Intese. Ma partendo da filosofie e modelli diversi, se non contrapposti. Insomma, per ora la sperimentazione assomiglierà alla prova d’orchestra del film di Fellini: ciascuno sperimenterà a suo modo. Ma forse, considerata la profonda diversità dei punti di partenza, una fase di “prova” era da mettere in conto. Vedremo quanto durerà, e soprattutto come si raccorderà con la costruzione del “sistema di istruzione e formazione professionale”, che resta la grande, e incompiuta, sfida della legge 53.