‘Indicazioni nazionali’/1: alla Cisl-scuola non piacciono

Il ministro Moratti ai primi di aprile ha inviato a circa 300 testimoni privilegiati i testi delle “Indicazioni nazionali sui piani di studio personalizzati”, relativi alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alla scuola secondaria di I grado, per riceverne osservazioni e proposte.
La Cisl-scuola ha reso nota la propria risposta al ministro, che contiene valutazioni di dissenso sul merito e sulla metodo delle principali innovazioni proposte.

Dopo aver premesso che ritiene prioritaria la predisposizione del Piano programmatico di interventi finanziari, la Cisl-scuola rivendica, sia per la scuola dell’infanzia sia per la scuola primaria, all’ambito contrattuale la competenza nella definizione delle nuove funzioni di docenza (tutor e coordinatore), affermando che “la sede contrattuale è l’unica preposta a definire carichi di lavoro ed aspetti organizzativi collegati, non stimando il provvedimento delegato strumento atto a regolamentarne gli aspetti ed assetti lavorativi né tanto meno a costituire premessa di un’ipotetica figura di sistema“. E , comunque – sostiene la Cisl – la figura del docente tutor-coordinatore non è prevista esplicitamente dalla legge delega.

E, a proposito del docente tutor nella scuola primaria, la Cisl afferma che c’è “il rischio di un ritorno all’insegnante “tuttologo” e la conseguente messa in crisi di un modello professionale ormai interiorizzato dagli insegnanti“.

Le osservazioni su tempo pieno e orari, e la riconferma dell’irrinunciabilità delle condizioni per gli anticipi nella scuola materna (nuove figure professionali, riduzione del numero di bambini per sezione) fanno capire che il ministro non avrà sconti dal sindacato maggioritario della scuola.

E anche tra i dirigenti scolastici non mancano le perplessità, in particolare sul docente tutor: l’Andis rispondendo alla richiesta di parere del ministro sottolinea che “i docenti della scuola elementare, in questi anni, si sono costruiti bagagli di competenze professionali sugli ambiti disciplinari e hanno trovato soluzioni funzionali ai percorsi progettati: un patrimonio di esperienze che andrebbe sprecato con il ritorno al maestro ” tuttologo” e la conseguente gerarchizzazione delle figure docenti”.

La strada verso il tutor è ancora lunga.