Indicazioni Nazionali, storici scrivono al ministro: ‘Commissione per la revisione composta solo da pedagogisti. Auspichiamo una correzione’. E chiedono di essere coinvolti

Constatiamo con sorpresa e rammarico che la commissione è composta solo ed esclusivamente da pedagogisti e pedagogiste, senza neppure la partecipazione di un solo membro riconducibile all’insegnamento della storia e di altre discipline insegnate” a scuola, dalla primaria alle superiori. Gli storici storcono il naso di fronte alla esclusione loro e di altri disciplinaristi dalla commissione nominata nei giorni scorsi dal ministro Giuseppe Valditara per la revisione delle Indicazioni nazionali e delle linee guida. E scrivono una lettera inviata al ministero dell’Istruzione e del Merito firmata da tutte le società, associazioni e consulte: “Siamo convinti che ogni disciplina abbia un metodo di insegnamento specifico e non esista dunque un metodo di insegnamento universale applicabile a ogni materia – scrivono -. Auspichiamo pertanto che questa distorsione possa essere corretta”.  Secondo quanto riportato da Repubblica, la richiesta sarebbe quindi quella di essere coinvolti, per poter esprimere “pareri e indirizzi”. Una richiesta partita dalla Consulta universitaria di Storia greca e romana e dalle società per la Storia medievale, dell’età moderna e contemporanea alla quale hanno aderito SiDidaSt (didattica della storia), Sisi (Storia internazionale), Sis (Società italiana delle storiche), Aiph (Associazione italiana di Public History), Sissi (Storia delle istituzioni), Sisam (Storia ambientale), Sislav (Storia del lavoro).

“A partire dallo scorso autunno il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara – ricordano gli storici – ha annunciato in più occasioni l’intenzione di rivedere i programmi scolastici sviluppando quel pensiero critico con cui affrontare la complessità del nostro tempo, in un mondo in continuo cambiamento. A tale fine il ministro ha sostenuto a suo tempo la centralità che in questo disegno dovrebbe ricoprire lo studio della storia e della geografia”. Peccato che nella commissione appena formata gli storici, come i docenti di altre discipline, non ci siano. Per questo le Società “chiedono al ministro la partecipazione diretta dei presidenti o di loro delegati nell’eventuale formazione di sottocommissioni e nella loro audizione presso la Commissione”.

Nei giorni scorsi anche l’associazione A Voce Alta che per oltre 40 anni ha insegnato Storia nelle scuole superiori statali e ha lavorato alla realizzazione di Festival di Storia a Napoli, prima con gli editori Laterza e la Regione Campania, e poi col Comune di Napoli ha scritto una lettera in cui si sofferma sulle caratteristiche della commissione che si occuperà della revisione delle Indicazioni Nazionali: “Per la prima volta – scrive l’associazione – vediamo la presenza, di due su nove componenti provenienti da università private e di un ampio numero di pedagogisti. Salta all’occhio altresì la totale assenza di professori/ dirigenti scolastici e di storici e specialisti delle discipline”.

“Viene da chiedersi – continua a Voce Alta – se una commissione siffatta non sia troppo lontana da quello che nella pratica didattica, degli ultimi decenni è accaduto, ossia aprire lo studio della storia e della geografia ad un mondo più vasto e ampio del nostro pur centrale e nobile bel paese e non sia invece funzionale a legittimare e accreditare scientificamente pulsioni competitive di tipo identitario e contrappositivo, fin troppo forti e chiare nel nostro bel paese, una visione, insomma da Noi e Loro, tanto per utilizzare il bel titolo di un Festival di Storia, svoltosi a Napoli nel 2020, quando si pensò per un breve e velleitario attimo che potessimo diventare diversi”.

Il ministro Valditara ha comunque promesso la “più ampia” consultazione del mondo della scuola e così la professoressaLoredana Perla, coordinatrice scientifica della commissione. Le indicazioni nazionali, ricorda la Cisl Scuola, “vanno maneggiate con cura, trattandosi di un architrave del sistema”. Per questo anche il sindacato di Ivana Barbacci chiede la “massima chiarezza sul mandato” della commissione.

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