Il padre della ‘sriforma’

Chissà se la fervida fantasia linguistica del prof. Bertagna ci regalerà un altro neologismo. Dopo gli “ologrammi” e la “poliarchia” potrebbe essere la volta della “sriforma”, se in sede di applicazione della legge n. 53 non trovasse spazio la costruzione, in termini paritari e competitivi con i licei, del “sistema di istruzione e formazione”.

Un compito che spetta alle Regioni, come si sottolinea nel corsivo che introduce una ampia sezione dell’ultimo numero del mensile “Nuova Secondaria” dedicata alla riforma. Sottolineatura alquanto maliziosa, verrebbe da dire, perché scaricherebbe sulle Regioni, in grande maggioranza governate dal centro-sinistra dopo le ultime elezioni regionali, la responsabilità del fallimento della riforma nel suo punto più difficile e qualificante, quello della costruzione di due “sistemi” di pari dignità in uscita dal primo ciclo.

Ma si sa (Bertagna lo sa) che proprio nella contestazione di questo punto – e non sul primo ciclo o su altri aspetti della riforma – il pur litigioso centro-sinistra trova il suo momento di massima convergenza. In negativo. E dunque la sfida che la rivista cui collabora Bertagna lancia alle Regioni assume in sostanza la forma di un interrogativo retorico: “sapranno (le Regioni) raccogliere la sfida di costituire un sistema dell’istruzione e formazione professionale di pari dignità e interconnesso con il sistema dei licei e non semplicemente residuale?” Se le Regioni si sottrarranno a questo compito, la prospettiva per il Paese sarà quella di andare verso un gran numero di licei “bulimici”, cui si affiancherà un sistema di istruzione e formazione “anoressico”, formato in pratica dagli attuali corsi sperimentali triennali e quadriennali. “Ma in questo caso sarà una sriforma più che una riforma“.