I tagli alle Università non piacciono neppure al ministro

Gli atenei italiani protestano – anche loro – contro il decreto Bersani sulle liberalizzazioni, e il ministro per la Ricerca e l’Università, Fabio Mussi, indica che i tagli sono un “errore”, e che se si dovesse perseverare “ci vorrà un altro ministro”.

La conferenza dei Rettori (Crui) aveva infatti chiesto di “includere le Università tra gli enti dispensati dal taglio di spese per consumi intermedi”, spiegano i rettori. Il ministro della Ricerca Fabio Mussi aveva accolto la richiesta ma non è servito: le università saranno obbligate a ridurre le spese per affitti, canoni, servizi.

“La gravità di questo provvedimento, non in linea con il programma presentato dall’Unione prima delle elezioni – continua la nota degli atenei – richiederà in sede di finanziaria interventi mirati e concreti a favore del sistema universitario”.

Il ministro Mussi appoggia le proteste degli atenei italiani: “Il taglio del 10 per cento delle spese di gestione degli Atenei e degli Enti pubblici di ricerca previsto dalla ‘manovrina’ è un errore. A parte la bizzarria dell’esclusione dal taglio di scuole, Istituto superiore di Sanità, Istituto Zooprofilattico, Enti parco e chi più ne ha più ne metta, ma non di Università e Ricerca, la cosa è sbagliata in sè: ho tentato, inutilmente, di farlo capire in Consiglio dei ministri”.